Intelligence
b. Evolutionary

Author: Gianpiero Pescarmona
Date: 31/05/2010

Description

Robert Musil 1937

PAG 25

Se vogliamo che il concetto di stupidità risalti nella sua vera fisionomia è necessario, prima di tutto, temperare il giudizio che la stupidità sia esclusivamente, o prevalentemente, un'insufficienza intellettuale. Si era già detto, appunto, che l'idea più generale che ce ne facciamo sembra essere questa: l'incapacità di far fronte a un'attività qualsiasi, una qualunque insufficienza fisica o spirituale .

PAG 51

Di tanto in tanto siamo tutti stupidi. Di tanto in tanto siamo addirittura costretti ad agire alla cieca, almeno in parte; altrimenti il mondo si fermerebbe.

E se a qualcuno venisse in mente di dedurre questa regola, dai pericoli che la stupidità comporta:
«In tutto ciò di cui ti manca una sufficiente comprensione, astieniti dal giudicare e dal decidere»,
noi diventeremmo dei pezzi di legno!

Eppure questa situazione, che oggi suscita tanto scalpore, assomiglia a un' altra situazione, che, nella sfera dell'intelletto, ci è familiare da tempo. Il. nostro sapere e il nostro potere sono limitati; perciò, in sostanza, siamo costretti a emettere dei giudizi precipitosi in tutte le discipline scientifiche. Tuttavia, mettendocela tutta, abbiamo imparato a contenere questo errore entro limiti noti, e, se ci capita l'occasione, abbiamo anche imparato a correggerlo. E così le nostre azioni ritornano esatte.
Perché non dovremmo trasferire questo modo di agire e di giudicare, esatto e orgogliosamente umile, anche in altre sfere della nostra vita? Credo proprio che dovremmo seguire questo principio: «Agisci meglio che puoi e male quanto devi, e sii sempre consapevole del margine di errore delle tue azioni». E credo che allora saremmo già a metà strada, nel cammino verso una vita non priva di speranze.

Ma con questi accenni sono giunto ormai da un pezzo alla fine della mia esposizione, la quale, come avevo messo bene in evidenza, mettendo le mani avanti, non voleva essere che un'indagine preliminare. E, con il piede sul confine, dichiaro: non sono più in grado di proseguire. Perché se facessimo ancora un passo, al di là del punto in cui ci siamo fermati, noi usciremmo dal regno della stupidità, che persino nella teoria è vario e gradevole, ed entreremmo nel regno della saggezza: una regione inospitale, dalla quale generalmente si fugge.

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