Nefrology
News (Medical)

Author: monica mangioni
Date: 08/04/2008

Description

Trapianto di rene: prognostica la proteinuria
Nefrologia ed urologia-insufficienza renale e trapianto di rene
Un test non invasivo che analizza le proteine nelle urine può identificare correttamente i pazienti il cui trapianto di rene non sta andando a buon fine. Nonostante una terapia immunosoppressiva ottimale, più del 50 percento dei trapianti di rene fallisce per via di disfunzioni croniche del rene trapiantato: un mezzo non invasivo per la diagnosi di queste disfunzioni potrebbe consentire interventi più precoci che potrebbero migliorare l'emivita del trapianto. La combinazione di prelievi bioptici del rene trapiantato ed analisi proteomiche dopo l'intervento potrebbe garantire informazioni più accurate sui meccanismi coinvolti nel rigetto, utili non solo per la sua diagnosi precoce, ma anche per il trattamento e la prevenzione delle sue cause principali. (J Am Soc Nephrol online 2008, pubblicato il 26/11)

Parodontali associate a nefropatie croniche
Le malattie parodontali e l'edentulismo sono indipendentemente associati alle nefropatie croniche. Queste ultime rappresentano un problema per la salute pubblica, spesso sottodiagnosticato. Man mano che ulteriori studi sulle nefropatie croniche valuteranno il ruolo delle parodontopatie, si accumuleranno dati per accettare o rifiutare l'inclusione della terapia parodontale negli approcci preventivi mirati a limitare il numero di nuovi casi di nefropatia cronica. Sono necessarie ulteriori ricerche tramite studi prospettici per valutare l'inferenza causale della correlazione ed un'eventuale diminuzione dell'incidenza, della progressione e delle complicazioni delle nefropatie croniche con interventi adeguati. ( Am J Kidney Dis 2008; 51: 45-52 )

Neonati leggeri forse nefropatici da adulti
Sussiste un'associazione fra basso peso neonatale e nefropatie croniche, ma solo nel sesso maschile. E' stato ipotizzato che il basso peso neonatale porti ad ipotensione arteriosa sistemica e nefropatie croniche nelle fasi successive della vita, ed è stata dimostrata una correlazione diretta fra peso neonatale e numero di nefroni. Potrebbero dunque essere necessari studi sull'associazione fra peso neonatale e nefropatie croniche, e che investighino la possibilità che fattori come status socioeconomico e controllo dell'ipertensione attenuino l'associazione. E' necessario inoltre comprendere clinicamente l'eziologia dell'associazione, ed identificarne i fattori attenuanti nell'interesse del miglioramento della salute pubblica. ( Kidney Int 2008; 73: 637-42)

Infezioni urinarie per 10% europei ricoverati
Il catetere è la causa più frequente, ma non l'unica. Le infezioni alle vie urinarie sono le più comuni contratte in corsia: colpiscono il 10% degli europei ricoverati in ospedale, e il dato italiano è sovrapponibile. Parola degli esperti intervenuti ieri alla presentazione del 23esimo Congresso dell'Associazione europea di urologia (Eau), in corso fino a sabato a Milano. I numeri sono preoccupanti, e fonti di spese ingenti per le strutture sanitarie di tutto il Vecchio Continente e non solo. Ma per contenere il problema basterebbero semplici accorgimenti. Innanzitutto disegnare una 'mappa' dei microbi più frequenti in ogni dipartimento di urologia. Una misura che si è dimostrata in grado di dimezzare la prevalenza delle differenti infezioni urinarie nosocomiali (Nauti). "Lo studio pan-europeo sulla diffusione delle Nauti è iniziato nel 2003 - spiega Truls-Erik Bjerklund Johansen, presidente della Società europea per le infezioni in urologia (Esiu), sezione dell'Eau - Successivamente è stato allargato anche all'area pan-euroasiatica, e completato con indagini condotte in America". I dati presentati dall'esperto sono frutto dello screening su 6.033 pazienti ricoverati in 194 dipartimenti ospedalieri di urologia, e dimostrano appunto che "la diffusione delle Nauti è pari al 10% nella ricerca pan-europea, è del 14% in quella pan-euroasiatica e pari all'11% nell'analisi combinata".

Emodialisi cronica: decessi più probabili al mattino
Nei pazienti sotto emodialisi a lungo termine, i decessi avvengono più di frequente nelle ore del mattino di quanto si potrebbe attribuire al caso. Si osserva infatti una variazione circadiana nella mortalità della popolazione non in dialisi, e gli eventi cardiovascolari avvengono più frequentemente al mattino, ma non era mai stato finora accertato se ciò avvenisse anche nei pazienti in emodialisi. La presenza di sintomi medici durante l'ultima sessione dialitica è inversamente correlata alla probabilità di mortalità mattutina in questi pazienti. Sono necessari ulteriori studi per esplorare i meccanismi che portano a questo ritmo circadiano, e valutare interventi atti a ridurre il rischio di eventi mattutini. ( Am J Kidney Dis 2008; 51: 53-61 )

Nefropatie in fase precoce: prevalenza in aumento
La prevalenza delle nefropatie croniche è aumentata in modo sostanziale dai primi anni '90, ma la consapevolezza delle nefropatie da parte del pubblico non ha tenuto il passo. L'aumento della prevalenza delle nefropatie croniche può essere spiegata primariamente dall'aumento dei tassi di nefropatie in stadio precoce. L'incremento del numero di pazienti con insufficienza renale che richiedono emodialisi e trapianto è stato ben documentato, e la recente calibratura dei test della creatinina ha introdotto una maggiore precisione nelle stime sulla popolazione per le malattie meno gravi. L'elevata prevalenza osservata suggerisce che le nefropatie croniche debbano svolgere un ruolo centrale nella pianificazione della sanità pubblica futura. ( JAMA 2007; 298: 2038-47 )

La fibrosi prevede la mortalità del dializzato
Nei pazienti che ricevono emodialisi, la fibrosi sistemica nefrogena (NSF) rappresenta un fattore predittivo di mortalità precoce, e l'esposizione a mezzi di contrasto al gadolinio è un significativo fattore di rischio di sviluppo di NSF. Si tratta di una patologia rapidamente progressiva e debilitante che causa fibrosi cutanea e viscerale nei pazienti con insufficienza renale, e poco è noto sulla sua prevalenza o eziologia, ma probabilmente si tratta di una complicazione ampiamente sottodiagnosticata. L'identificazione di un maggior numero di pazienti che ne sono affetti consentirà ulteriori indagini su patogenesi, trattamento e prevenzione su questa patologia debilitante e potenzialmente fatale di recente descrizione. In generale, comunque, è necessaria cautela nell'uso della RM su pazienti nefropatici, ed una pronta dialisi in caso di somministrazione di mezzi di contrasto al gadolinio. Lo studio della risposta cellulare al gadolinio consentir, fra le altre cose, di sviluppare mezzi di contrasto per la RM che risultino meno tossici, pur preservandone l'utilità come modalità d'immagine nei pazienti con insufficienza renale. ( Arthritis Rheum. 2007; 56: 3173-5 e 3433-41 )

L'omocisteina non influenza la nefropatia

Il trattamento con acido folico e vitamine B diminuisce in modo efficace i livelli di omocisteina nei pazienti con nefropatie croniche, ma ciò non migliora la sopravvivenza ne' riduce la comparsa delle malattie vascolari. Ciò non supporta la somministrazione di questa terapia nei pazienti con insufficienza renale cronica o nefropatie terminali, almeno con questa indicazione. Sulla base dei dati disponibili, inoltre, non vi sono prove sufficienti per giustificare l'uso di routine di integratori vitaminici per la prevenzione di eventi vascolari nei soggetti ad alto rischio di malattie vascolari. ( JAMA 2007; 298: 1163-70 e 1212-4 )

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