Grapefruit
Food

Author: Mattia Tullio
Date: 09/09/2009

Description

IL POMPELMO: FA “BENE” O FA “MALE”?

DESCRIZIONE

Il pompelmo è un albero da frutto appartenente al genere Citrus, e alla famiglia delle Rutaceae. Il nome comune pompelmo si può riferire tanto alla pianta quanto al suo frutto. È un antico ibrido, probabilmente tra l'arancio dolce ed il pomelo (o pummelo o pampaleone (Citrus maxima o Citrus grandis), appartiene al genere dei Citrus, famiglia delle Rutaceae. È ritenuta una delle tre specie da cui derivano tutti gli agrumi oggi conosciuti, assieme al cedro ed al mandarino), ma da secoli costituisce specie autonoma che si propaga per talea e per innesto.

È un albero sempreverde alto solitamente dai 5 ai 6 metri, ma può raggiungere i 13-15 metri. Le sue foglie sono di colore verde scuro, lunghe (oltre i 15 cm) e sottili. Produce fiori bianchi composti da quattro petali di 5 cm. Il frutto è giallo, di aspetto globoso di diametro di 10-15 cm ed è composto da spicchi incolori. È il più grande tra i frutti degli agrumi sul mercato, può infatti facilmente raggiungere i due kg di peso, nel qual caso però non viene consumato fresco, ma è destinato all’industria conserviera per la produzione di succo. La buccia del pompelmo è abbondantemente foderata dalla massa spugnosa detta albedo che è però leggermente meno compatta di quella del limone. Per questo motivo il frutto non ha la consistenza solida del limone, e neanche l’elasticità dell’arancia, il che lo fa spesso sembrare ammaccato.

NOTE “POSITIVE”

Il pompelmo è in grado di stimolare la secrezione dei succhi gastrici e biliari avendo quindi proprietà digestive, contenendo zucchero, risulta nutriente ed energetico, favorisce il funzionamento del fegato e dei reni ed ha un'azione depurativa, sul sangue, oltre che diuretica.

Il pompelmo è ricco di fibre, flavonoidi, vitamine A, B, C e pectine.

Il suo uso diffuso nelle diete dimagranti è da attribuirsi alle sue proprietà sul transito intestinale (diminuzione dell'assorbimento dei cibi) ed all’azione farmacologica ben precisa della fenilalanina contenuta nel frutto (ha funzioni simili alla tirosina, potendo quindi aumentare la produzione di dopamina e norepinefrina, riducendo il senso di appetito, di colecistochina, inducendo senso di sazietà).

Esistono importanti principi attivi contenuti nella buccia: il pinene, il limonene, il linalolo, il citrale, con un contenuto in oli del 21%. A queste sostanze si riconosce generalmente un’azione antidepressiva e sulla circolazione, oltre che la capacità di stimolare la struttura del talamo nel diencefalo.

L'estratto di semi di pompelmo è efficace contro 800 tipi di batteri e 100 varietà di funghi, e non danneggia la flora batterica intestinale, stimola e rinforza il sistema immunitario, non ha effetti collaterali, tranne in soggetti sensibili che possono avere una leggera irritazione intestinale.
Aiuta a contrastare i radicali liberi, dannosi per l'integrità cellulare. I radicali liberi sono attivati dall'inquinamento, dal fumo, dalle radiazioni, dallo stress fisico e mentale; le sostanze attive contro i radicali liberi risultano le vitamine A, C ed E, selenio e zinco, tutte sostanze contenute nei i semi di pompelmo, che per questo motivo aiutano a mantenere l'integrità cellulare e a ritardarne l'invecchiamento.

NOTE “NEGATIVE”

Il pompelmo è anche in grado di aumentare in maniera significativa la biodisponibilità di diversi medicinali, attraverso un meccanismo di inibizione dell’attività di alcuni enzimi che a livello epatico sono responsabili della trasformazione dei farmaci.

In farmacologia il pompelmo non è conosciuto per le sue proprietà terapeutiche; è noto piuttosto per le interazioni farmacologiche con farmaci assunti contemporaneamente. Questa insolita scoperta è stata fatta nel 1989 nel corso di una sperimentazione atta a verificare gli effetti dell’etanolo su un bloccante del canale del calcio. La risposta osservata venne successivamente attribuita al succo di pompelmo e non all’alcool. La possibilità che 250 ml di succo di pompelmo possano interferire con il metabolismo di molti farmaci è quindi una recente scoperta, poco conosciuta dai pazienti e spesso sottostimata dai professionisti sanitari. Negli ultimi dieci anni, la lista di interazioni tra farmaci e pompelmo si è estesa fino ad includere numerose classi terapeutiche. Il pompelmo è in grado di aumentare in maniera significativa la biodisponibilità di diversi medicinali, attraverso un meccanismo di inibizione dell’attività di alcuni enzimi che a livello epatico sono responsabili della trasformazione dei farmaci. Il risultato è nella maggior parte dei casi un aumento della concentrazione di farmaco libero che può quindi comportare un aumento della tossicità del farmaco con conseguenti effetti collaterali anche gravi. Il succo di pompelmo agisce attraverso l’inibizione selettiva, nel tratto gastrointestinale, del citocromo CYP3A4. L’inibizione del CYP3A4 da parte di certi farmaci (antibatterici, antidepressivi, antifungini, antivirali, immunosoppressivi) è una nota causa di interazioni tra farmaci. Quindi, il fatto per cui anche il succo di pompelmo provochi tale inibizione è un dato importante ed è ritenuto un meccanismo di interazione tra farmaci e cibo. Di notevole importanza pratica è il fatto che tale interazione si verifica anche con un singolo bicchiere di succo di pompelmo o con un frutto fresco. L’inibizione intestinale del CYP3A4 dura fino a 24 ore dopo l’assunzione del succo. Così, anche in presenza di un ritardo di diverse ore nella somministrazione del farmaco, l’interazione viene ritenuta ugualmente significativa. La rilevanza clinica dell’interazione è estremamente variabile, può dipendere dal tipo di farmaco e di somministrazione. I medicinali con una bassa biodisponibilità orale, legata a metabolismo di primo passaggio, possono avere i maggiori aumenti nei livelli ematici. La variabilità del fenomeno dipende anche dal paziente interessato, in particolare, dal contenuto intestinale di CYP3A4: gli individui con i livelli più elevati sono quelli con i maggiori incrementi nelle concentrazioni plasmatiche di felodipina. La somministrazione ripetuta di succo di pompelmo provoca il mantenimento dell’interazione e le concentrazioni plasmatiche di felodipina possono aumentare ulteriormente. Finora sono stati individuati circa 30 farmaci, appartenenti a diverse categorie terapeutiche, in grado di interagire con il succo di pompelmo (tabella). In generale si tratta di medicinali con biodisponibilità orale da intermedia a molto bassa, legata al metabolismo di primo passaggio mediato dal CYP3A4. Importanti reazioni avverse che possono essere provocate dall’interazione tra farmaci e succo di pompelmo sono:

1 Aritmia ventricolare potenzialmente fatale da terfenadina, astemizolo e cisapride;
2 Rabdomiolisi da statine;
3 Danno renale da ciclosporina e tacrolimus;
4 Ipotensione sintomatica e complicazioni ischemiche da calcio-antagonisti diidropiridinici;
5 Eccessiva sedazione da benzodiazepine e buspirone;
6 Atassia da carbamazepina.

Poiché è stato stimato che circa il 60% dei farmaci soggetti a processi di ossidazione è metabolizzato, almeno in parte, dal CYP3A4 è prevedibile che la lista dei farmaci che interagiscono con il pompelmo potrà col tempo allungarsi.

Tabella interazioni farmacologiche

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