Stress
Life Style

Author: Gianpiero Pescarmona
Date: 05/06/2012

Description

Stress(biology) is a term that is commonly used today but has become increasingly difficult to define. It shares, to some extent, common meanings in both the biological and psychological sciences.

A secretagogin locus of the mammalian hypothalamus controls stress hormone release. 2014

p=. !

A hierarchical hormonal cascade along the hypothalamic-pituitary-adrenal axis orchestrates bodily responses to stress. Although corticotropin-releasing hormone (CRH), produced by parvocellular neurons of the hypothalamic paraventricular nucleus (PVN) and released into the portal circulation at the median eminence, is known to prime downstream hormone release, the molecular mechanism regulating phasic CRH release remains poorly understood. Here, we find a cohort of parvocellular cells interspersed with magnocellular PVN neurons expressing secretagogin. Single-cell transcriptome analysis combined with protein interactome profiling identifies secretagogin neurons as a distinct CRH-releasing neuron population reliant on secretagogin's Ca2+ sensor properties and protein interactions with the vesicular traffic and exocytosis release machineries to liberate this key hypothalamic releasing hormone. Pharmacological tools combined with RNA interference demonstrate that secretagogin's loss of function occludes adrenocorticotropic hormone release from the pituitary and lowers peripheral corticosterone levels in response to acute stress. Cumulatively, these data define a novel secretagogin neuronal locus and molecular axis underpinning stress responsiveness.

PNEI COLELITIASI PSICOGENA 2014

Immune System and Stress

T cells take up amino acids from the blood with the amino-acid-transporter complex Slc7a5–Slc3a2

In Pdcd1−/− mice, the lymph nodes have expanded populations of activated T lymphocytes, which have higher expression of Slc7a5–Slc3a2 and larger intracellular amounts of tryptophan and tyrosine leading to decreased levels in the bloodstream.

As tyrosine and tryptophan are essential for synthesis of the neurotransmitters DA and 5-HT in the brain increased uptake from T-cells leads to decreased availability for the brain with diminished synthesis of DA and 5-HT.

Feeling stressed? It might be your T cells 2017 ("more details": Feeling_stressed_2017.pdf)

Activated liver fibrinogen
synthesis induced by IL-6 or TNF alpha also reduces tryptophan availability for the brain

Feeling stressed? It might be your T cells 2017

The effects of a workplace intervention on employees' cortisol awakening response. 2018

Comments
2014-09-16T19:47:24 - PATRICIA KIRI

COLLEGAMENTO TRA MENTE E CORPO - come la nostra psiche influenza il corpo

Werner K. Heisenberg: i fenomeni da noi osservati non sono la natura stessa, ma la natura esposta al nostro approccio e metodo investigativo.

Mente e corpo interagiscono continuamente determinando la salute e la patologia.
Riusciamo a produrre 60000 pensieri al giorno, il 90% dei quali è uguale a quelli del giorno precedente, creando cosi' gli stessi modelli psico-energetici.
La mente trasmette continuamente i nostri pensieri alle cellule del nostro corpo, quindi è in grado di guarirlo e mantenerlo in salute. Gli scienziati credono che un solo pensiero non ha influenza su di noi, ma tutti i 60000 insiemi si'.

La nostra psiche (cioè i nostri pensieri ed emozioni) influenzano il sistema ormonale ed immunitario. Questa coordinazione tra sistema nervoso e quello immunitario viene chiamata, PNEI (Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia).
PNEI è lo studio dell'interazione tra i processi psicologici, il sistema neuro-endocrino ed il sistema immunitario. L'influenza della mente è cosi potente, e le connessioni tra percezione e risposta fisiologica sono cosi' forti, che possiamo innescare la risposta allo stress( "combatti e fuggi" ) semplicemente immaginando una situazione di pericolo.
Il livello emotivo(psichico) agisce sull'ipotalamo(neuro), il quale controlla l'ipofisi(endocrino).
L'ipofisi controlla la ghiandola surrenale. Il surrene produce cortisolo, che controlla le cellule immunitarie(immuno).
Quindi periodi prolungati di stress causano una costante stimolazione del surrene ed aumento del cortisolo per lunghi tempi. L'aumento del cortisolo per lunghi periodi abbassa le difese immunitarie e aumenta il rischio di diabete(incrementando la glicemia).
Mentre elevati livelli di adrenalina e cortisolo agiscono sul sistema cardiovascolare aumentando la pressione sanguigna e causando aritmie.
Periodi di stress ci espongono allo sviluppo di malattie cardiovascolari, diabete, malattie infettive e cancro.

Recenti studi hanno rilevato che persone senza particolari fattori di rischio, dopo gravi stati di stress e depressione, sviluppino malattie tumorali con una frequenza superiore alla media.
Situazioni di stress di tipo fisico, psicofisico, e di natura emozionale influenzano il sistema endocrino in modo uguale; aumentando in circolo i livelli di ACTH, cortisolo, adrenalina, noradrenalina, dopamina, GH, e anche di prolattina.

Lo stress è un adattamento dell'organismo al cambiamento della sua omeostasi interna prodotto da uno stressor(agente stressante).
Lo stress in se non è negativo, ma il suo cattivo controllo causa problemi; si distingue tra acuto e cronico . Nell'ultimo caso, il sistema immunitario viene squilibrato(per aumento di un immunosoppressore come il cortisolo).
Lo stress è sinonimo di affaticamento, di impegno eccessivo, di pressione sul lavoro, talvolta anche di uno stato emozionale poco definito.
In rapporto al tipo di stress subito, alla sua durata, alla nostra capacità di controllarlo, vengono attivati, più del solito o più degli altri, alcuni sistemi endocrini che possono produrre la malattia, fisica o psichiatrica.

L'ORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA DELLO STRESS

Il sistema dello stress è organizzato un due bracci, chimico e nervoso .
L'ipotalamo e l'ipofisi formano un'interfaccia complessa tra sistema nervoso e sistema endocrino.

Il braccio chimico (ovvero ASSE-IPOTALAMO-IPOFISI-SURRENE) parte dall'ipotalamo, esattamente, dai neuroni dei nuclei paraventricolari, i quali sono responsabili della produzione di CRH e AVP.
CRH e AVP stimolano l'ipofisi a produrre ACTH; l'AVP da solo non ha un importante effetto stimolante sull'ipofisi, ma in sinergia con il CRH diventa un potente stimolatore.
Nei nuclei paraventricolari abbiamo un gruppo di neuroni 'a doppia produzione', i quali si moltiplicano sotto stress, aumentando di molto lo stimolo all'ipofisi.
Mentre l'ormone adrenocorticotropo(ACTH), rilasciato dall'ipofisi, stimola la zona fascicolata del surrene a produrre cortisolo.
Il cortisolo viene secreto a causa di uno stress fisico o psicologico, esso causa una lisi proteica muscolare, portando al rilascio di aminoacidi nel flusso sanguigno(usati dal fegato per sintetizzare glucosio e produrre energia).
Contrasta le infiammazioni; inibisce la sintesi di DNA, RNA, proteine, GH e testosterone; inibisce l'enzima deiodasi, la quale converte il T4 in T3; aumenta la concentrazione sanguigna di sodio e diminuisce quella di potassio, catabolizza la massa cutanea, muscolare, ossea, e quella delle mucose gastro-enteriche.
L'eccesso di cortisolo ha come sintomi: stanchezza, ansietà, osteoporosi, iperglicemia, obesità, perdita di tono muscolare e cutaneo, colite, gastrite, ovaie policistiche, ciclo mestruale irregolare, impotenza, calo della libido, riduzione delle funzioni cognitive, aumento della pressione arteriosa e della concentrazione di sodio, strie cutanee, depressione, apatia, euforia, diminuzione della memoria, altera il ritmo giorno/notte, causa disturbi del sonno e del sistema immunitario, può danneggiare ippocampo(inibendo i meccanismi della memoria), altera la disponibilità del triptofano e di tirosina(precursori di serotonina e noradrenalina) riducendo la sintesi cerebrale.

Il braccio nervoso , parte dai nuclei parvocellulari dell'ipotalamo, che sono collegati tramite fibre nervose, a nuclei che si trovano nella parte iniziale del midollo spinale; questa zona è il Locus Coeruleus(che produce sopratutto noradrenalina).
Dal Locus Coeruleus parte una segnalazione(tramite il sistema nervoso simpatico) che arriva fino alla midollare del surrene, stimolando la produzione di sostanze eccitanti come adrenalina, noradrenalina e dopamina(in ordine decrescente).

Il sistema simpatico-adrenale(SAS), detto anche circuito nervoso Locus Coeruleus-simpatico-midollare del surrene, rappresenta l'interfaccia tra ipotalamo, midollare del surrene e sistema nervoso simpatico. Questo sistema produce la risposta 'combatti e fuggi', aumentando 10 volte i livelli di adrenalina, noradrenalina e dopamina.
Le catecolamine, influiscono direttamente sul sistema nervoso simpatico, innalzando la pressione e aumentando il ritmo cardiaco.
L'adrenalina, facilita il flusso sanguigno nei muscoli e nel cervello, crea una vasocostrizione dei piccoli vasi, aumenta la pressione arteriosa e libera il glucosio immagazzinato nel fegato.

Va segnalato il fatto che numerosi sistemi neurotrasmettitoriali attivano o inibiscono il sistema dello stress; serotonina e acetilcolina attivano, endorfine e GABA inibiscono.

Quindi quando l'organismo si trova sotto minaccia, inizia a produrre ACTH, cortisolo e catecolamine in quantità elevate, e in questo caso, il quadro patologico è quello della depressione e della maggiore vulnerabilità alle malattie, conseguente allo squilibrio del sistema immunitario indotto dall'alterazione endocrina.
Se tutti i sistemi endocrini vengono stimolati, il sistema degli ormoni sessuali viene depresso. Il quadro clinico in queste situazioni sono l'ansia, la paura, l'ostilità verso gli altri, l'impotenza o l'assenza di desiderio sessuale.

I DUE TIPI DI STRESS

  • LO STRESS "BUONO" (eustress), causato da eventi piacevoli; questo tipo di stress causa il rilascio di particolari sostanze, endorfine.
    Le endorfine sono dei neutrasmettitori, dotate di potente attività analgesica ed eccitante, prodotte dall'adenoipofisi. Hanno un'azione simile alla morfina. I loro recettori si trovano in varie zone del sistema nervoso centrale, si concentrano sopratutto nelle aree deputate alla percezione dolorifica; legandosi ai recettori oppioidi delle cellule cerebrali, specialmente nel talamo e nel sistema limbico, inibiscono la trasmissione nocicettiva periferica al sistema nervoso centrale e influenzano l'emotività e il comportamento. Tranne di aumentare la tolleranza al dolore, le endorfine, sono coinvolte anche nella regolazione del ciclo mestruale, nella secrezione di ormoni(come GH, ACTH, prolattina, catecolamine e cortisolo), nel controllo dell'appetito e dell'attività gastrointestinale, nella termoregolazione, nella regolazione del sonno e nella regolazione dell'umore.
    Le endorfine sono in grado di procurare uno stato di euforia e di sonnolenza, più o meno intenso a seconda della quantità rilasciata.
    Si è osservato anche una relazione tra assunzione di caffeina e alti livelli di endorfine. Dopo l'assunzione di 6 mg per kg di caffeina(rispetto ad un placebo) ha fatto elevare il livello di endorfine di 1,8 volte prima dell'esercizio e 1,6 volte post esercizio.
    Le attività che aumentano il rilascio di endorfine sono: il rapporto sessuale, l'attività fisica, il dolore, l'agopuntura, il massaggio, lo stress.
  • LO STRESS NEGATIVO (distress), percepito come negativo dall'organismo ed induce reazioni ormonali sfavorevoli.

La risposta di stress si esplica in 3 fasi:

Prima fase (quella di allarme), l'organismo è in allerta, secerne ormoni; si attiva l'asse ipofisi-cortico-surrene, avviene un’intensa produzione di adrenalina e noradrenalina, che accelerano il ritmo cardiaco. L’organismo percepisce un fattore di stress, stressor, ossia qualcosa di inaspettato.

Seconda fase (di resistenza), l'organismo tenta di adattarsi alla situazione e gli indici fisiologici tendono a normalizzarsi, anche se lo sforzo è molto intenso. La durata di ogni reazione da stress dipende soprattutto da questa fase. E’ la fase in cui ci si adegua alle nuove circostanze e, in pratica, finché si percepisce il fattore di stress, l’organismo resiste. L’evento fondamentale è la sovrapproduzione di cortisolo che ha, come conseguenza, la soppressione delle difese immunitarie. Il conseguente indebolimento o la temporanea inefficacia delle funzioni immunitarie non sono preoccupanti se durano per brevi periodi, ma diventano un serio problema in caso di stress cronico; la prolungata riduzione delle capacità difensive moltiplica la probabilità di contrarre malattie infettive, dal semplice raffreddore alla mononucleosi e sembra anche di aumentare la predisposizione alle malattie autoimmuni, come l’artrite reumatoide e la sclerosi multipla.

Terza fase (dell'esaurimento), in cui l'organismo non riesce più a difendersi.
Dal punto di vista biochimico, l’inizio della fase di esaurimento è caratterizzato da una rapida diminuzione degli ormoni surrenalici(catecolamine e cortisolo). La conseguenza è un’azione depressiva che inverte i processi organici delle reazioni da stress per riportare l’organismo alla funzionalità normale. L’effetto stimolante del sistema nervoso simpatico viene sostituito da quello calmante del parasimpatico. Grazie all’azione di quest’ultimo, si ripristina il normale afflusso sanguino nell’apparato digerente, nel cervello e a livello cutaneo. (Una famosa ricerca è stata quella riguardante i casi di "ulcera da bombardamento" condotta fra i cittadini londinesi, durante la seconda guerra mondiale; sei mesi dopo le incursioni tedesche, i casi di ulcera peptica nella popolazione di Londra e dintorni erano aumentati circa del 300% ma, l’aumento medio fu del 50% tra gli abitanti del centro di Londra, dove si sapeva con certezza che le bombe sarebbero cadute di notte, e del 500% nella popolazione in periferia, dove i bombardamenti erano imprevedibili).

La risposta allo stress è condizionata da 3 elementi: lo stressor, l'individuo e l'ambiente:

LO STRESSOR: esistono stressor fisici(uno shock elettrico, l'esposizione al freddo), metabolici-biologici(riduzione dei livelli glicemici, infezioni, intossicazione alimentare), psicologici(un'esame), psicosociali(un lutto). Ciascuno di questi stressor stimola uno o più sistemi(nervoso, endocrino o immunitario). Oltre la natura dello stressor sono molto importanti anche l'intensità, la frequenza e la durata dello stimolo. Stressor troppo potenti, frequenti e prolungati superano di molto la possibilità di resistenza dell'organismo ed favoriscono i processi patologici.
L'INDIVIDUO: sono determinanti l'età, il sesso e il livello di attività del sistema nervoso e di quello immunitario, più il profilo di personalità. Fattori altrettanto importanti sono anche lo stile di vita, l'attività fisica, la sedentarietà, l'alimentazione.
L'AMBIENTE: determinato dalle caratteristiche geo-climatiche e l'interazione sociale.

SISTEMA NERVOSO SIMPATICO

Il sistema nervoso simpatico attivato in una situazione di emergenza o di stress, ha i suoi effetti sull'organismo:

  • sul cuore - aumenta la frequenza e la forza di contrazione tramite i recettori beta1

Nel miocardio sono localizzati prevalentemente recettori per la noradrenalina di tipo beta1, la cui attivazione stimola la sintesi di cAMP e l’attivazione della PKA; questo a sua volta incrementa l’ingresso di ioni Ca2+ nei cardiomiociti tramite canali di tipo L, aumentando la forza di contrazione del muscolo cardiaco. La noradrenalina induce inoltre un aumento dell’eccitabilità delle cellule pacemaker, incrementando così la frequenza cardiaca.
Anche l’attivazione di recettori beta2 induce effetti inotropo e cronotropo positivi, mentre i recettori beta3 riducono la frequenza e la forza di contrazione del cuore. In condizioni normali, tuttavia, la noradrenalina esercita azione stimolatoria sul cuore; gli effetti inibitori mediati dai recettori beta3 possono essere osservati soltanto in presenza di antagonisti dei recettori beta1 e beta2.
Gli effetti stimolatori esercitati sul cuore dalla noradrenalina rilasciata da fibre ortosimpatiche postgangliari sono potenziati dall’adrenalina messa in circolo dalla midollare del surrene.

  • sui vasi - vasocostrizione tramite i recettori alfa(l'adrenalina vasodilata, sui beta2)

Sui vasi sanguigni(arterie e vene), la noradrenalina rilasciata da fibre ortosimpatiche attiva recettori di tipo alfa1, induce cosi' una vasocostrizione.
In condizioni di riposo, quasi tutte le arteriole sistemiche sono costrette ad opera di segnali ortosimpatici tonici e mantengono un diametro pari a circa la metà del loro diametro massimo; quando il tono simpatico aumenta i vasi sanguigni possono essere ulteriormente costretti, mentre quando il tono simpatico diminuisce essi si dilatano. In questa maniera il sistema ortosimpatico può indurre sia vasocostrizione che vasodilatazione, semplicemente variando il suo tono basale. Un incremento del tono ortosimpatico, tramite il suo effetto vasocostrittore e la sua azione stimolante l’attività cardiaca, provoca un aumento della pressione arteriosa; viceversa una riduzione del tono ortosimpatico si traduce in un abbassamento della pressione arteriosa.

  • sul pancreas - inibisce la secrezione di insulina
  • sul surrene - stimola la secrezione delle catecolamine
  • sul rene - aumenta la secrezione di renina(tramite i beta1)
  • sull'intestino - riduce la motilità

SISTEMA NERVOSO SIMPATICO E RAAS

Il simpatico stimola la secrezione di renina da parte dell'apparato iuxtaglomerulare, la quale converte l'angiotensinogeno(prodotto dal fegato) in angiotensina I. Mentre l'ACE converte l'angiotensina I in angiotensina II.
Quest'ultima è un potente vasocostrittore; costringe le arteriole afferenti determina un incremento della resistenza arteriolare, con conseguente aumento della pressione sistemica e diminuzione del flusso sanguigno (nel glomerulo) causando il rilascio di aldosterone.
L'aldosterone agisce sui tubuli renali a livello del tubulo contorto distale e del dotto collettore, favorendo il riassorbimento di sodio e acqua. Facilita il rilascio dell'ormone antidiuretico, per opera dell'ipotalamo. L'ADH agisce sul tubulo collettore inducendolo a riassorbire acqua.
Tutti questi effetti hanno l'azione comune di aumentare la quantità di liquido nel sangue aumentandone la sua pressione.

ORMONI DELLO STRESS E MEMORIA

La più alta densità di recettori per il cortisolo è sita nell’ippocampo, struttura chiave per l’apprendimento e la memoria ma il cortisolo agisce anche sull’amigdala, che elabora la paura e l’ansia, con l’effetto di attivarla per consentire l’apprendimento della paura, e di disattivare l’ippocampo.
In riposta allo stress è l'amigdala che segnala all'ipotalamo di inviare messaggi all'ipofisi.
La normalizzazione dei livelli ormonali dipende dall'ippocampo, una struttura nascosta all'interno del cervello che interviene nella memoria, nell'apprendimento e negli aspetti cognitivi delle emozioni. L'ippocampo rivela la quantità dell'ormone dello stress presente nel sangue e ordina al talamo di arginare la cascata degli ormoni. Nello stesso tempo, l'amigdala, percepisce che il pericolo è ancora presente e avvisa l'ipotalamo di mantenere il flusso di ormoni. Se questa cascata persiste, la funzione dell'ippocampo rischia di essere lesa.
Uno stress severo e prolungato ha un effetto dannoso sulle cellule dell'ippocampo. Con il tempo si costata un'importante atrofia dell'ippocampo.
Nel 1998 si è avuta la dimostrazione sull'uomo che la produzione eccessiva e prolungata di cortisolo, come avviene nelle situazioni di stress cronico, causa una riduzione dell'ippocampo e dei danni alla memoria e alle abilità cognitive.
Quest'ultimo studio, guidato da Sonia J. Lupien, del laboratorio di ricerca sullo stress della canadese McGill University, dimostra che in uomini in buona salute, che registrano livelli elevati di cortisolo, dopo 5 anni dalle prime rilevazioni, si osserva una riduzione dell'ippocampo del 14% oltre che una diminuzione della memoria e delle facoltà cognitive.

ORMONI DELLO STRESS E DEPRESSIONE

Persone depresse hanno un asse dello stress iperattivo e sregolato; e una volta che l'asse si normalizza, queste persone stanno meglio dal punto di vista dell'umore. Però se l'asse non si normalizza, queste persone, pur migliorare temporaneamente, ricadono più facilmente in depressione. Studiando il cervello di persone depresse decedute si è rilevato una diminuzione dei recettori per il cortisolo sia nella corteccia sia nell'ippocampo, una dimostrazione della sregolazione dell'asse dello stress.
Studi su animali con difetti di regolazione dell'asse dello stress(per una diminuzione dei recettori per il cortisolo) sottoposto a stimoli stressanti, sviluppa una sindrome depressiva.
Si è scoperto che il CRH ha un effetto depressivo sul cervello; nella depressione c'è una iperproduzione di questa sostanza, per questo si pensa di ottenere effetti positivi sulla depressione bloccando il CRH.
Studi degli ultimi dieci anni hanno dimostrato che in corso di depressione si ha un aumento del rilascio di citochine infiammatorie, con effetti negativi sulla neutrasmissione.

Una spiegazione dei meccanismi che mettono in relazione uno stato di grave stress con lo sviluppo o l’aggravamento di una depressione maggiore arriva da uno studio condotto da ricercatori dell’University of Washington, a Seattle, che indicano nel nucleo accumbens la struttura cerebrale in cui si scatena il dramma. Sembra che il principale ormone dello stress agisce su una regione che fa da interfaccia fra i circuiti dei sistemi limbico, cognitivo e motorio - il nucleo accumbens - potenziando l'azione della dopamina e stimolando la spinta motivazionale. Se però l'ormone supera un livello di guardia, il nucleo accumbens smette di rispondere.
I ricercatori hanno prima rilevato - con tecniche immunoistochimiche e di microscopia elettronica a trasmissione - che il CRH e i suoi recettori sono ampiamente espressi dalle cellule di alcune parti del nucleo accumbens e in particolare da assoni che si interconnettono a fibre nervose dopaminergiche. Esperimenti successivi hanno mostrato che nel nucleo accumbens normalmente il CRh potenzia il rilascio di dopamina, facilitando la tendenza a sviluppare spinte motivazionali e legami sociali.
Nel caso di un grave e/o prolungato stress, invece, questa capacità del fattore di rilascio della corticotropina appare completamente abolita, senza segni di recupero neppure molto tempo dopo (90 giorni).
In una simile situazione, il mancato contributo del CRH provoca un drastico cambiamento della risposta affettiva agli stressori, i quali anziché stimolare l'azione, vengono percepiti come ostacoli insormontabili, avviando un processo che può portare a forme depressive anche gravi.

In particolare gli adolescenti maschi che mostrano una combinazione di sintomi depressivi e livelli elevati di cortisolo, l’ormone dello stress, sono fino a quattordici volte più a rischio di sviluppare depressione maggiore, secondo la ricerca finanziata dal Wellcome Trust.
I ricercatori hanno misurato i livelli di cortisolo nella saliva in due grandi coorti separate di adolescenti. La prima era composta da 660 ragazzi, che hanno fornito quattro campioni al mattino presto prima di andare a scuola nell’arco di una settimana, e poi ancora dodici mesi più tardi. Un secondo gruppo, composto da 1.198 adolescenti, ha fornito campioni di prima mattina nell’arco di tre giorni di scuola. Combinando le autovalutazioni dei ragazzi (attraverso un questionario) nell’arco di dodici mesi con i risultati relativi al cortisolo, gli studiosi sono stati in grado di dividere i ragazzi nella prima coorte in quattro sottogruppi distinti, che vanno da quelli con livelli normali di cortisolo e bassi sintomi di depressione (gruppo 1), fino a quelli con livelli elevati di cortisolo e alti sintomi di depressione (gruppo 4). Poiché le due coorti hanno dato risultati identici, Ian Goodyer, dell'Università di Cambridge, e i suoi colleghi sono stati in grado di combinare i dati sull’intero campione di 1.858 adolescenti. Ebbene, i soggetti del gruppo 4 erano in media sette volte più a rischio di sviluppare depressione rispetto ai coetanei del gruppo 1, e 2-3 volte più degli altri due gruppi. Per dimostrare che la combinazione di alti livelli di cortisolo e sintomi depressivi rappresenta un biomarcatore valido per un particolare tipo di depressione, i ricercatori dovevano evidenziare che i ragazzi del gruppo 4 erano diversi da quelli degli altri gruppi. Lo hanno fatto usando un test della memoria autobiografica: i ragazzi e le ragazze nel gruppo 4 erano particolarmente scarsi nel ricordare sistematicamente specifici eventi autobiografici su oltre trenta situazioni.

Molti studi ormai hanno trovato che esiste un legame tra stress e le emozioni negative sulla funzionalità dello stomaco e quella dell'intestino.
L'intestino è sotto il controllo del cervello, il quale può alterare la peristalsi, la produzione di acidi, di enzimi, ormoni e citochine. Quello che non si sa è che anche i disordini intestinali possono produrre i loro effetti sul nostro sistema nervoso e il nostro umore.
Lo stress, l'ansia e la depressione possono essere fattori causanti malattie dello stomaco(gastriti, ulcere), dell'intestino(ulcere duodenali, malattie infiammatorie, intestino irritabile); ma anche un disturno alimentare può alterare l'umore.
Sappiamo che gli antidepressivi moderni funzionano perchè aumentano la disponibilità di serotonina; il 95 % della quale viene prodotto a livello intestinale, dalle cellule cromaffini.
Nell'intestino, la serotonina serve per iniziare il riflesso peristaltico, per mantenere il tono vascolare, regolare i movimenti e l'attività digestiva; ma funge anche da segnale al cervello, mandando segnali positivi, come la sazietà, e negativi, come la nausea.
In caso di infiammazione intestinale abbiamo un eccesso della serotonina che satura i sistemi di riassorbimento, causando blocco della peristalsi con stipsi. Nello stesso tempo però, l'infiammazione attiva l'enzima che demolisce la serotonina, creando un deficit a livello cerebrale, con conseguente depressione.

BIBLIOGRAFIA

Bottaccioli F., Psiconeuroendocrinoimmunologia. I fondamenti scientifici delle relazioni mente-corpo. Le basi razionali della medicina integrata, Milano, Red, 1995

Attachments
AddThis Social Bookmark Button