traumi scheletrici e pelle
works in progress

Author: Gianpiero Pescarmona
Date: 24/05/2007

Description

Osservazioni cliniche

  • dopo la ricomposizione di traumi scheletrici si ha una vivace rigenerazione dei peli sulla cute soprastante la lesione in riparazione. Ciò avviene solo se c'e' il carico. se il gesso è senza carico i peli scompaiono e la cute si assottiglia
  • la lesione di un nervo sensitivo porta a caduta dei peli nell'area corrispondente

L'osso produce 1,25 VitD3 sotto carico?

Immobilization decreases duodenal calcium absorption through a 1,25-dihydroxyvitamin D-dependent pathway.

Lavoro su VIT D idrossilasi

Association between smoking and hair loss: another opportunity for health education against smoking?

Aromatase activity and its gene expression in tumor tissue of smokers and non-smokers with breast cancer

Chiarito ruolo tirosin-chinasi nella formazione dell'osso
La tirosin-chinasi 2 ricca in prolina (PYK2) è un fattore regolatore chiave delle cellule osteoprogenitrici e della formazione ossea, ma il meccanismo alla base del fenomeno appare diverso da quanto creduto originariamente. Precedenti studi avevano suggerito che la PYK2 promuove funzionalità ed attività degli osteoclasti, e pertanto ci si attendeva che l'inibizione della PYK2 preservasse i livelli ossei riducendo l'attività cellulare che disgrega l'osso, ma a quanto pare la PYK2 non è richiesta per la funzionalità osteoclastica, e la sua inibizione di fatto favorisce la formazione ossea. La PYK2 dunque potrebbe costituire un target innovativo per la terapia dell'osteoporosi: un inibitore micromolecolare della PYK2 rappresenta una accattivante opzione terapeutica anabolica per i pazienti con bassa BMD ed offre nuove opportunità di impattare questo bisogno clinico non soddisfatto nella popolazione anziana. (Proc Natl Acad Sci online 2007, pubblicato il 22/5)

Comments
2008-01-24T15:59:34 - davide delicio

Prendendo in analisi un paziente con una frattura ossea, è stato dimostrato che il corretto funzionamento delle cNOS (Ca/Calmodulina- dipendenti) e quindi un' adeguata produzione di monossido di azoto (NO) favoriscono una riparazione del danno più rapida. Infatti tra le proprietà principali del ossido nitrico, è importante sottolineare la sua capacità vasodilatativa, in quanto agendo sulla muscolatura liscia, caratteristica del letto vascolare, fa si che ci sia un rilassamento e quindi una diminuzione delle resistenze periferiche, in particolar modo nei rami venosi. Cio' permette un maggior afflusso di sangue, anche nella zona danneggiata, che avendo a disposizione più nutrienti (Ca e P in primo luogo) riuscirà ad attuare una riparazione più rapida.
Nel caso in cui invece , gli enzimi responsabili della produzione di NO, le ossido nitrico sintetasi, e in particolare le cNOS, siano inibite o non svolgano il loro compito per una concentrazione di calcio non sufficiente, la riparazione del danno avrà un decorso maggiore, proprio a causa della mancata vasodilatazione.
A questo proposito è stata presa in esame l'eventualità che il paziente che ha subìto la frattura, specie se è un paziente aziano (tipiche sono le fratture d'anca o dei polsi o cedimenti vertebrali) sia in terapia anti-ipertensiva, che prevede oltre all'assunzione di diuretici, ACE-inibitori e beta-bloccanti anche di calcio-antagonisti. Proprio questi ultimi hanno la capacità di bloccare i canali del calcio (voltaggio- dipendenti) e quindi di fermare l'entrata nella cellula degli ioni Ca. La diminuzione appunto del Ca intracellulare, non permette come detto in precedenza il funzionamento corretto e continuo delle NO sintetasi (calcio dipendenti); avremo perciò un deficit di produzione di ossido nitrico, una conseguente mancata vasodilatazione, uno scarso apporto nutritivo in sede di lesione e un inevitabile allungamento dei tempi di guarigione.

E' stato dimostrato che nei pazienti con ipertensione a livello del quadro anatomo-patologico vi sono delle lesioni arteriolari caratterizzate da un'ostruzione delle arteriole di piccolo calibro per fenomeni proliferativi cellulari e di trombosi "in situ". Nella genesi di queste lesioniun ruolo centrale sembra giocato dalla disfunzione endoteliale. Il tono vascolare e i processi proliferativi a livello della parete vascolare vengono normalmente regolati attraverso un delicato equilibrio tra fattori vasodilatatori/antimiogenici, come l'ossido nitrico e la prostaciclina, e fattori vasocostrittori /mitogeni, come il trombossano A2 e l'endotelina1. Nei pazienti con ipertensione arteriosa polmonare è presente uno squilibrio tra i fattori che regolano il tono arteriolare e la proliferazione cellulare, a favore della vasocostrizione e della proliferazione . E' stata documentata una ridotta escrezione dei metaboliti della prostaciclina ed un aumento di quelli del trombossano. A questa alterazione si associa una ridotta produzione di ossido nitrico, come documentato da una ridotta espressione endoteliale dell'ossido nitrico sintetasi.
Essendoci una diminuzione di NOS e quindi di monossido di azoto nel paziente non trattato, se lo trattocon Ca-antagonisti otterro' una vasodilatazione, in quanto vengono bloccati i canali del Ca e quindi diminuisce il Ca intracellulare, provocando una mancata contrazione. Allo stesso tempo pero' viene così bloccata la produzione di NO sintetizzato dall cNOS che sono Ca/Calmodullina dipendenti, avremo percio' un effetto vasocostrittivo che si contrappone a quello vasodilatativo del Ca-antagonista.
Resta il fatto che una vasodilatazione sistemica dovuta alla terapia con Ca-antagonisti, fa diminuire il volume ematico generale, ecco il motivo per cui i tempi di riparazione di una lesione si allungano. Si dovrebbe riuscire a vasodilatare solo la zona interessante la lesione per riscontrare un recupero e una soluzione più rapida della lesione stessa.

E' possibile che il deficit di NO prodotto dalle cNOS arrivi a stimolare l'induzione e l'attivazione delle iNOS ( che producono quantità molto maggiori di NO) provocando un'ulteriore e massiva vasodilatazione? questo potrebbe portare a una riparazione un po' più rapida della frattura o mette a rischio se non la vita, almeno lo stato di coscienza del paziente per l'eccessiva diminuzione del flusso ematico soprattuto a livello cerebrale?

Sembra inoltre che sia i Ca-antagonisti sia il monossido di azoto abbiano capacità di neovascolarizzazione, questo puo' migliorare le condizioni di recupero e di riparazione di una lesione?

Struttura delle cNOS (con il sito di attacco per il Ca/Calmodullina)

I fattori stimolanti l'entrata di Ca nella cellula

Le pompe che regolano l'entrata del Ca nelle cellule

L'ossido nitrico è uno dei principali responsabili per la rigenerazione dei tessuti e quindi per il recupero delle lesioni.

La diminuzione delle concentrazioni di ossido nitrico allunga e peggiora la riparzione delle lesioni

Immagini e documenti presi su www.medscape.com

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