Rheumatoid Arthritis
Diseases

Author: Gianpiero Pescarmona
Date: 07/05/2007

Description

Rheumatoid arthritis (RA) is traditionally considered a chronic, inflammatory autoimmune disorder that causes the immune system to attack the joints. It is a disabling and painful inflammatory condition, which can lead to substantial loss of mobility due to pain and joint destruction. RA is a systemic disease, often affecting extra-articular tissues throughout the body including the skin, blood vessels, heart, lungs, and muscles.

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Recent advances of TNF-alpha antagonists in rheumatoid arthritis and chronic heart failure

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2008-10-11T21:37:44 - Gianpiero Pescarmona

alattia altamente invalidante che colpisce lo 0,5% della popolazione, con 18 mila nuovi casi registrati in un anno.

Semaforo verde alla combinazione Cobra (prednisolone, metotrexate e sulfasalazina) come terapia precoce dell'artrite reumatoide. La conferma giunge ora sul lungo periodo, dopo ben 11 anni di follow-up ed è firmata da Lilian van Tuyl, reumatologa dell'University Medical Center di Amsterdam, e dai suoi collaboratori. Lo studio Cobra (Combinatie therapie bij rheumatoide artritis) è stato condotto su 155 pazienti con diagnosi precoce di artrite reumatoide randomizzati in un gruppo trattato in monoterapia con sulfasalazina e in un gruppo trattato in combinazione step-down con prednisolone, metotrexate e sulfasalazina. Al termine di 11 anni di follow-up sono deceduti 6 pazienti del gruppo Cobra e 12 del gruppo sulfasalazina. Il trattamento per l'ipertensione è risultato più frequente nel gruppo trattato con la combinazione, così come il diabete e la cataratta. Più frequente invece nel gruppo in monoterapia la presenza di ipercolesterolemia, cancro e infezioni. Nessuna differenza invece per quanto riguarda malattie cardiovascolari e fratture ossee. Ai positivi riscontri sul versante sicurezza, si aggiungono i dati relativi all'efficacia del trattamento con la combinazione Cobra. È stato riscontrato infatti un sostenuto beneficio in termini di contenimento della progressione del danno articolare: un risultato che secondo gli autori indica una modificazione della storia naturale della malattia sul lungo periodo.

AR, due anni per la diagnosi
Per avere una diagnosi di artrite reumatoide (AR) si può attendere anche più di due anni. E' il destino di molti italiani alle prese con questa malattia infiammatoria cronica e progressiva che colpisce 300 mila connazionali: si rivolgono in prima battuta a uno specialista non reumatologo e allungano inevitabilmente i tempi di diagnosi, mediamente stimati attorno agli 11,7 mesi. Questa la fotografia scattata ieri a Roma dal Censis, che ha illustrato i dati del primo Rapporto sociale sull'artrite reumatoide voluto dalla Società italiana di reumatologia (Sir) e dall'Associazione nazionale dei malati reumatici (Anmar). L'indagine ha coinvolto 646 pazienti, il 60% dei quali ha ricevuto la diagnosi da almeno 5 anni.

I tempi del riconoscimento dell'Ar, si legge nel Rapporto, variano a seconda del medico che effettua la prima diagnosi. L'attesa media tra l'insorgenza dei primi sintomi e la conferma della diagnosi da parte di un reumatologo è infatti superiore ai due anni nel caso in cui il paziente sia stato diagnosticato inizialmente da uno specialista non reumatologo. Una media enormemente superiore rispetto ai malati che vanno subito dal medico di famiglia, primo punto di riferimento per i pazienti. Se il medico indirizza tempestivamente il malato al reumatologo ci vogliono 'solo' 10,8 mesi. I malati di Ar riscontrano inoltre dubbi e incertezze sulle diagnosi. Per il 60% degli intervistati i sintomi sono stati infatti spesso confusi con malattie quali artrosi e dolori reumatici generici. Un altro 12% ricorda che i suoi disturbi sono stati interpretati come segni di invecchiamento fisiologico. Per il 9%, invece, in sintomi iniziali sono stati semplicemente sottovalutati. Sull'artrite reumatoide c'è un'Italia "a tre velocità", avverte Antonella Celano, presidente Anmar. "Serve un impegno politico indirizzato a garantire pari opportunità di accesso alle cure su tutto il territorio nazionale". Se nel Nord Ovest si ricorre principalmente al medico di famiglia (43%), nel Centro Italia si preferisce andare subito dal reumatologo pubblico (42%), mentre al Sud il 33% si va dal reumatologo privato.

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I reumatismi professionali
Dall'artrosi da mouse alla lombalgia del camionista, fino al ginocchio della suora. Ogni professione ha il suo reumatismo, e saperlo è il primo passo per anticipare l'esatta diagnosi, correggere gli stili di vita e cominciare per tempo una terapia mirata. Parola degli esperti riuniti ieri a Milano, in un incontro promosso da Merck Sharp & Dohme per fare il punto su nuovi e vecchi farmaci antinfiammatori e ridefinire i loro rapporti costo-beneficio. I medici stimano che le patologie reumatiche colpiscono in Italia oltre 5 milioni di persone, donne nel 60% dei casi. Con un trend in crescita legato soprattutto all'aumento dell'età media, ma condizionato, in certe fasce di popolazione e in certi periodi della vita, dal lavoro svolto. Il 'ginocchio della lavandaia', ben noto a nonne e zie, non è dunque scomparso. Ha solo cambiato nome, adattandosi all'evoluzione della società e declinandosi in problemi reumatici differenti e corrispondenti ai nuovi mestieri. Almeno ad alcuni "Non è un segreto, per esempio, che tra i motociclisti della stradale è particolarmente diffusa l'artrosi lombare", assicura Giovanni Minisola, responsabile dell'Unità operativa di Reumatologia dell'ospedale San Camillo di Roma. Disturbi legati alla postura "anche per i camionisti", continua l'esperto, senza dimenticare ovviamente "i dolori associati a un utilizzo continuo del computer e del mouse".

Ma anche scelte esistenziali più contemplative e meno materialiste nascondono qualche insidia: tra salmi del mattino, vespri della sera e rosari ripetuti, "sono molte le suore che soffrono di artrosi al ginocchio", dice Minisola. In generale, continua lo specialista capitolino, "le malattie reumatiche interessano nel nostro Paese quasi un decimo della popolazione. E dei 5 milioni di pazienti, la maggior parte (da 3 milioni e mezzo a 4 milioni) lamenta una patologia artrosica. Altri 350-400 mila soffrono di artrite reumatoide, e la quota restante è rappresentata dai malati con gravi patologie reumatiche come la spondiloartrite anchilosante, il lupus eritematoso sistemico e la sclerodermia, per un totale di 150 tipologie diagnostiche". Queste cifre, precisa Minisola, "non comprendono i pazienti con osteoporosi". La malattia delle ossa fragili, che può sovrapporsi alla patologia reumatica, "interessa circa 4-4 milioni e mezzo di italiani, per due terzi donne", spiega. La diffusione 'epidemica' delle malattie reumatiche trova conferma nell'ambulatorio del medico di medicina generale. "Sui circa 21 pazienti che visito ogni giorno - riferisce Ovidio Brignoli, vice presidente della Società italiana di medicina generale (Simg) - il 25%, uno su 4, viene da me per un dolore di natura osteo-articolare non traumatica". La risposta a queste patologie passa da un gioco di squadra sapiente e coordinato: "Serve un triangolo tra medico di medicina generale, specialista e paziente", è l'appello finale di Minisola. Perché quando questa collaborazione viene meno "ne risentono l'appropriatezza diagnostica e quella prescrittiva, e per finire i bilanci della sanità".

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