Ictus: cattiva prognosi con febbre
La più grande meta-analisi in materia effettuata finora ha dimostrato che la febbre è fortemente associata ad esiti peggiori nei pazienti con ictus ed altri tipi di danni neurologici. Non importa dunque che la natura del danno sia ischemica, emorragica o traumatica, o che l'esito considerato sia clinico, funzionale o economico: la febbre è costantemente associata ad esiti peggiori. Benchè l'ipotermia sia divenuta di uso comune in terapia intensiva neurologica, comunque, non sussistono ancora prove scientifiche abbastanza solide da poterne suggerire l'uso in questa categoria di pazienti. E' necessario effettuare un grande studio prospettico randomizzato per accertare al di là di ogni ragionevole dubbio se un approccio aggressivo alla prevenzione ed al controllo della febbre nei pazienti con danni neurologici sia in grado o meno di migliorarne gli esiti. (Stroke. 2008; 39: 3029-35)
INDIVIDUATA LA MUTAZIONE GENETICA CHE AUMENTA IL RISCHIO DI ICTUS
Una variante genetica che aumenta il rischio di incorrere in un tipo comune di ictus e' stata identificata da un team internazionale di studiosi guidati dalla St. George University. Lo studio e' stato pubblicato su Nature Genetics. Si tratta di una delle poche varianti genetiche finora associate con il rischio di ictus e la scoperta apre nuove possibilita' per la cura di questa patologia. L'ictus e' la seconda causa di morte nel mondo (si stimano oltre sei milioni di morti all'anno), e nei paesi sviluppati e' una delle principali cause di disabilita' cronica. I ricercatori del St. George, della University of London e della Oxford University, in collaborazione con scienziati provenienti da Europa, America e Australia, in uno dei piu' grandi studi genetici sull'ictus effettuati sino a oggi, hanno confrontato il patrimonio genetico di oltre 10.000 persone che avevano sofferto di un ictus, mettendoli in rapporto con quello di 40.000 individui sani. Lo studio e' stato finanziato dalla Wellcome Trust. I ricercatori hanno cosi' scoperto un'alterazione di un gene chiamato HDAC9, responsabile del rischio di ictus ischemico alle grandi arterie. Questa variante si verifica normalmente in circa il 10% dei cromosomi, e nelle persone che ne portano due copie (uno ereditato da ciascun genitore) si e' visto raddoppiare il rischio di incorrere in questo tipo di ictus rispetto a quelli con nessuna copia della variante. Una migliore comprensione di questo meccanismo potrebbe portare a nuovi farmaci per trattare o prevenire lo stroke. "Questa scoperta - ha detto Hugh Markus, docente presso la St. George University e primo autore dello studio - ci indica un meccanismo completamente nuovo nell'insorgenza dell'ictus. Il passo successivo della ricerca consiste nel determinare in modo piu' approfondito il rapporto tra il gene HDAC9 e il manifestarsi dell'ictus e vedere se siamo in grado di sviluppare nuovi trattamenti che riducono il rischio". Peter Donnelly, direttore del Wellcome Trust Centre for Human Genetics dell'Universita' di Oxford, ha detto: "Il nostro studio mostra che i diversi sottotipi di ictus potrebbero coinvolgere meccanismi genetici molto diversi fra loro. Si tratta di acquisizioni molto affascinanti, che aprono la strada alla medicina personalizzata, dove i trattamenti possono essere adattati alle esigenze dei singoli pazienti".
Ictus: incoraggiamento non stimola attività fisica
L'incoraggiamento ripetuto e le istruzioni verbali sull'esercizio fisico non aumentano il livello di attività fisica dei pazienti ambulatoriali sopravvissuti ad un ictus. L'allenamento di gruppo che viene proseguito per tre-sei mesi può aumentare invece lo stato di forma di questi pazienti. Il supporto verbale non porta a differenze nel numero di recidive dell'ictus, infarti, decessi, prime cadute o nella combinazione di questi elementi. L'assenza di prove di un certo effetto tuttavia non costituisce prova dell'assenza dell'effetto stesso, e sono pertanto necessari ulteriori studi randomizzati che valutino l'impatto di interventi più pressanti volti a migliorare l'attività fisica dei pazienti con un'anamnesi di ictus. (BMJ 2009; 339: b28810)
Igiene e medicina preventiva
Ictus: fattori comportamentali predicono incidenza
La combinazione di quattro fattori comportamentali correlati alla salute è in grado di predire una differenza più che doppia nell'incidenza dell'ictus in ambo i sessi. Fattori relativi allo stile di vita come fumo, attività fisica e dieta influenzano il rischio di malattie cardiovascolari, compreso l'ictus: è stato confermato che la combinazione di fumo, attività fisica, assunzione di alcool e di frutta e verdura esercita un'influenza significativa sul rischio di ictus. Anche piccole differenze nello stile di vita possono dunque avere un impatto potenzialmente sostanziale su questo rischio. L'associazione fra il rischio di ictus e questi elementi risulta costante fra popolazioni diverse, e permane sia negli studi osservazionali che in quelli randomizzati: preoccupa però la scarsità di soggetti che adottino uno stile di vita che protegga dall'ictus. Benché gli interventi sullo stile di vita possano essere di grande beneficio, è necessario un cambiamento radicale nel comportamento di molti pazienti per ottenere dei risultati. (BMJ online 2009, pubblicato il 20/2)
ICTUS
In Italia l' Ictus e, per Dimensioni Epidemiologiche e Rilievo Sociale, uno dei
piu' Gravi Problemi Sanitari e Assistenziali. E' la Prima Causa d' Invalidita'
Permanente, la Seconda Causa di Demenza, la Terza Causa di Morte (ma
si Avvia a Divenire la Seconda), Causando il 10-12% dei Decessi Complessivi
L'Incidenza Annua in Italia, in Base ai Principali Studi Epidemiologici Disponibili
e' di 1.79/2.92 Nuovi Casi per Mille Abitanti. Di Questi, Circa l' 80% e
Rappresentato da Ictus Ischemici, Mentre il Restante 20% e' Costituito da
Emorragie (Cerebrali e Subaracnoidee)
- Prefazione e Metodo di Lavoro
- Riferimenti Normativi
- Rilevazione dell'Esistente
- Prevenzione
- Percorso Pre-Ospedaliero e DEA
- Percorco di I Livello in Fase Acuta
- Percorso di II Livello in Fase Acuta
- Fase Post Acuta e Riabilitazione
- Formazione e Informazione
- Principali Evidenze e Sintesi delle Proposte Organizzative
- Elenco delle Indicazioni Operative
- Bibliografia
- M. Allegati
- Bollettino Ufficiale Regione Piemonte n.47 Del 20 Novembre 2008 Local Fulltext
ICTUS Cerebrale : Linee Guida Italiane di Prevenzione e Trattamento Quinta Edizione
Dimensione Del File PDF = 5.1 MB - Pagine = 739
Ministero della Salute
ICTUS
Organizzazione dell'Assistenza all' Ictus : Le Stroke Unit
La malattia cerebrovascolare rappresenta uno dei maggiori problemi socio
sanitari, come seconda causa di morte e prima causa di invalidita' a livello
mondiale. In Italia ci sono 200.000 nuovi casi l'anno di malattia
cerebrovascolare, quindi di ICTUS, di cui circa l' 80% e' rappresentato da
casi ischemici e di questi un quarto da recidive, mentre le emorragie sono
meno frequenti, anche se con una mortalita' molto piu' elevata. Per l'ICTUS
ischemico, la mortalita' nelle prime 4 settimane e' del 20%, che sale al 30%
entro i primi 12 mesi.
- Prefazione
- foreword
- Sintesi dei Contributi
- Introduzione : Epidemiologia dell'Ictus
- La Domanda Assistenziale
- Perche' la Stroke Unit
- Le Stroke Unit : Definizioni, Criteri di Accreditamento, Indicatori e Verifiche
di Qualita'
- Le Risorse del Servizio Sanitario Nazionale
- Elementi di Valutazione dei Costi
- Le Stroke Unit nelle Normative Regionali
- L' Attribzione del Codice nelle Urgenze Cerebrovascolari
- La Consapevolezza del Problema Ictus nella Popolazione
- I Modelli : L' Esperienza di Lombardia, Lazio e Umbria
- Il Turnover nelle Stroke Unit : Gli Outcome e le Verifiche
- Il Post-Acuzie : Il Ruolo della Riabilitazione nell'Ictus
- Stroke e Riferimenti Organizzativi in Campo Riabilitativo
- Stroke Unit : Ruolo nei TIA Versus gli Stroke Ischemici
- Bibliografia
- Appendice : Il Piano Sardegna
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news.univadis.it/giofil/circolari.html?struni02.pdf