CENNI STORICI
Il selenio (dal greco "selene" che vuol dire "Luna") fu scoperto nel 1817 dal chimico svedese Jons Jacob Berzelius che trovò l'elemento in associazione con il tellurio.
• Il selenio è un elemento chimico di numero atomico 34 con simbolo Se.
In natura si trova in minerali sulfurei come la pirite.
Il selenio in polvere è amorfo, di colore rosso. La forma vetrosa è nera. La forma cristallina è di colore grigio metallico.
Il selenio è contenuto prevalentemente in carne e pesce e in misura variabile nei cereali. In
particolare si ritrova 0.4-1.5 microgr/gr in carne e pesce, 0.1-0.8 nei cereali, 0.1-0.3 nei prodotti
caseari, <0.1 nei vegetali .
Per le popolazioni ad alto consumo di mais, riso e cereali e scarso di carne e pesce si ha un alto rischio di carenza di Selenio . Alcune abitudini alimentari come l’elevata ingestione di solfati, o l’elevato tenore lipidico o l’uso di contraccettivi riducono la biodisponibilità del selenio.
Possiede proprietà fotovoltaiche, cioè converte la luce in elettricità ed ha anche un effetto fotoconduttivo. Per tale motivo è molto impiegato in elettronica come costituente delle cellule fotovoltaiche o nei diodi. Viene anche usato per decolorare il vetro poiché neutralizza il colore verde determinato dalla presenza di impurità di ferro. Viene usato come colorante rosso di vetri e smalti.
In campo fotografico viene commercializzato da numerose case di prodotti fotografici Kodak etc. E’ stato anche usato in passato nei tamburi fotosensibili delle fotocopiatrici.
Dagli anni 90 è stato impiegato anche insieme al bismuto, come additivo agli ottoni per le saldature al posto del piombo per rispettare le norme antinquinamento etc.
Gli alimenti ricchi di selenio sono:
1. Le noci del Brasile
2. Reni di maiale
3. Tonno in scatola
4. Cereali
5. Pesci e frutti di mare ,soprattutto le ostriche
6. Uova
7. Il lievito di birra
8. Broccoli, cavoli, cetrioli, ravanelli, aglio, cipolle
Il contenuto di selenio nel cibo dipende dalla quantità presente nel suolo e quindi nelle piante e nei vegetali in maniera diretta o indirettamente nel caso di prodotti animali i cui livelli di selenio derivano dal mangime di cui si nutre il bestiame.
Tuttavia, anche se il contenuto di selenio nel suolo è ottimale, lo zolfo contenuto nei fertilizzanti e i composti sulfurei presenti nelle piogge acide, possono diminuire l’assorbimento del minerale da parte delle piante.
Le aree geografiche che maggiormente presentano una carenza maggiore di selenio sono quelle con suolo di origine vulcanica o quelle con terreni acidi o che comportano la complessazione del selenio con alluminio e ferro, ritardandone l'assorbimento da parte delle piante.
La dose consigliata di selenio per gli adulti è di 50‐55 microgrammi/die.
Nei neonati fino a 6 mesi è di 10 mcg, da 6 mesi a 1 anno di 15 mcg, da 1 a 6 anni di 20 mcg, da 7 a 10 anni di 30 mcg , da 11 a 14 anni di 40 mcg.
Nelle donne gravide o in puerperio e che allattano la dose raccomandata negli Stati Uniti è di 65‐75 mcg/die.
Dosi maggiori di 400 mcg/die possono provocare intossicazione da selenio (selenosi).
Quantità eccessive di selenio ostacoloano l'assimilazione di floruri, disturbano lo sviluppo embrionale, delle ossa e cartilagini in particolare.
RUOLO BIOLOGICO
Il selenio è un oligonutriente fondamentale per l'uomo e determinante per il funzionamento della ghiandola tiroidea, in quanto l'enzima che catalizza la conversione della T4 in T3, la 5’ desiodasi appunto, è un seleno‐enzima.
Inoltre è un costituente fondamentale della glutatione perossidasi, un altro seleno‐enzima, che ha azione antiradicalica nei confronti degli idroperossidi, sostanze tossiche per il metabolismo cellulare.
Lo iodio introdotto con l'alimentazione sotto forma di ioduro, viene trasformato nella tiroide in iodio organico ed incorporato nella tirosina della tireoglobulina intrafollicolare.
La tirosina viene iodata in uno (monoiodotirosina) o due siti molecolari (diiodotirosina).
Le tirosine iodate sono poi condensate per formare gli ormoni tiroidei: T4 (tetraiodotirosina), T3 (triiodotirosina).
Un'altra fonte di T3 (l'ormone tiroideo attivo), all'interno della ghiandola tiroidea, è quello che deriva dalla desiodazione dell'anello esterno della T4 per mezzo appunto di una desiodasi che è un selenio‐enzima che contiene selenocisteina.
Anche se le possibili interrelazioni tra iodio e selenio devono essere ancora meglio approfondite, una connessione possibile tra le carenze dei due elementi è stata ipotizzata oltre che nell’ipotiroidismo anche nella SIDS, nella sclerosi multipla e nei tumori mammari.
TIROIDE
La tiroide è una ghiandola a secrezione interna (endocrina) molto importante, sia per la funzione che per l'accrescimento del corpo umano.
Ghiandola è una parola che viene da "glans", "glandis", cioè frutto a nocciola, ghianda. Nel corpo umano le ghiandole possono essere esocrine (dal greco "exo", esterno, e "krinein", secernere, produrre) o endocrine (dal greco "endon", interno, e "krinein", secernere, produrre).
La tiroide è una ghiandola endocrina che secerne direttamente nel sangue un ormone ("hormon", stimolante) che ha stretti rapporti con l'apparato cardiovascolare.
La tiroide è situata subito sotto e davanti alla laringe. La struttura della tiroide è a follicoli, della dimensione di 100-300 micron (0,001 mm, un millesimo di mm). Il follicolo è rivestito di cellule epiteliali cuboidali ed è ripieno di colloide. E' nella colloide che troviamo la tireoglobulina, che contiene gli ormoni tiroidei. La tiroide è riccamente irrorata , (il flusso di sangue che la irrora è 5 volte il suo peso). Questo fa capire l'importanza dell'ormone tiroideo.
L'ormone tiroideo si presenta in 2 forme: T3 (triiodotironina, 10%, forma attiva, di pronto impiego) e T4 (tiroxina, 90%, forma non attiva, di riserva). Ambedue questi ormoni hanno origine dalla tireoglobulina, contenuta nei follicoli tiroidei.
La tireoglobulina (TBG, tiroxine-binding globuline)è una proteina del sangue che trasporta tirosina che, unendosi allo jodio, da luogo alla molecola di tiroxina. Lo jodio necessario è circa 50 mg all'anno: 1 mg per settimana. Poichè lo jodio è un elemento raro, a volte lo jodio può anche mancare, ed è per questo che si comincia a vedere in commercio il sale jodato (sale arricchito di jodio nella misura di 1 parte per 100.000). La carenza di jodio è un fattore predisponente al malfunzionamento della tiroide, e, come vedremo poi, un valore di TSH un pò elevato, è un segno di latente diminuita funzione della tiroide.
Se c'è carenza di jodio la colloide continua ad essere prodotta nei follicoli; però, a causa della mancanza di jodio c'è una aumentata produzione di TSH e la ghiandola tiroide si può ingrandire anche moltissimo, causando il gozzo tiroideo.
ORMONI TIROIDEI: T4, T3, TSH
Abbiamo nel corpo umano un accumulo-riserva di ormone tiroideo: può bastare al fabbisogno di 3 mesi. L'ormone tiroideo è normalmente costituito da T4 (Tiroxina) e da T3 (triiodotironina).
La sintesi del T3 e del T4 avviene nella tiroide. Il T4 è l'ormone in larga parte prodotto dalla tiroide, ma è relativamente inattivo, perchè è un precursore dell'ormone tiroideo efficace, il T3. Nei tessuti il T4 viene convertito in T3, a seconda della necessità, per mezzo dell’enzima 5'-monodesiosidasi.
Il T4 è presente per il 90%, e lo possiamo considerare una specie di riserva (ne viene liberata nel sangue la metà ogni 6 giorni).
Il T3 è presente per il 10%, e lo possiamo considerare a pronto impiego (ne viene liberata la metà nel sangue ogni 1,3 giorni).
Il T3 ha effetti 4 volte più pronti del T4, e infatti le cellule hanno, nei riguardi dell'ormone tiroideo, il 90% dei recettori per il T3 e il 10% per il T4.
La secrezione dell'ormone tiroideo è controllata dal TSH (Tireo Stimulating Hormon), prodotto dall'ipofisi, e dal TRH (Thyrotropin Releasing Hormon) prodotto nell'ipotalamo. Questa regolazione a monte, fine, precisa e complessa, è stabilita per cercare di mantenere sempre nella giusta quantità l'ormone tiroideo nel sangue.
L'aumento dell'ormone tiroideo T3 e T4 fa diminuire la produzione e il rilascio di TSH e la diminuizione dell'ormone tiroideo T3 e T4 provoca l'aumento di produzione e di rilascio di TSH.
I valori normali sono i seguenti:
T4 - 4,5 - 12.5 mcg
T3 - 80 - 180 mcg
TSH - 0,2 - 1,5 mcg
LE DESIODASI
Enzimi che regolano l’attività biologica degli ormoni tiroidei
3 tipi di desiodasi:
Tipo 1: 5’ desiodasi.
3,5,3’,5’- tetraiodiotironina, T4 ---------------- 3,5,3’- triiodiotironina,T3
Espressione: fegato e rene, cuore, tiroide, muscolo
scheletrico.
Contiene un aminoacido particolare, la seleniocisteina.
DESIODASI tipo 2
5’ desiodasi.
Espressione: cervello e ipofisi.
Una riduzione dei livelli di T4 portano ad un rapido aumento
della quantità dell’enzima nel cervello e nell’ipofisi.
Funzione: provvedere la T3 al cervello
DESIODASI tipo 3
5-desiodasi.
3,5,3’, 5’ tetraiodiotironina, T4 ------------------ 3,3’,5’- triiodiotironina, rT3
Espressione: Cellule gliali, cellule della placenta, cute.
Funzione: Inattiva la T4 trasformandola in rT3.
E’ aumentata nell’ipertiroidismo e ridotta nell’ipotiroidismo. Effetto protettivo sul feto e sul cervello da un eccesso o deficit di T4.
Durante tutte le malattie e dopo interventi chirurgici possono aversi variazione della funzionalità tiroidea. E' questa la ESS, (Euthyroid Sick Sindrome), (Sindrome dell'eutiroideo malato). Sembra che queste variazioni siano dovute ad una ridotta attività dell'enzima desiodasi, che converte il T4 in T3. In particolare, dopo interventi chirurgici con circolazione extracorporea quasi il 75% dei pazienti presentano ESS per 3-4 giorni.
CARENZA DI SELENIO
Una carenza di selenio è rara nell'uomo ad eccezione di alcune zone (Nuova Zelanda e parte della Cina) dove il terreno ne è povero. In Cina è stata riscontrata una cardiopatia, detta di malattia di Keshan, che regredisce in seguito alla integrazione con selenio. Lo stato di carenza determina ipertensione, distrofie muscolari, anemie, neoplasie, invecchiamento. Un eccesso di selenio provoca disturbi gastrointestinali e irritazioni polmonari.
Nelle aree con grave deficienza di selenio c'è una maggiore incidenza di tiroidite, dovuta ad una ridotta attività del glutatione perossidasi selenio-dipendente all'interno delle cellule tiroidee.
Gli enzimi selenio-dipendenti intervengono anche nei processi immunitari.
Pertanto anche una lieve deficienza di selenio può contribuire allo sviluppo e al mantenimento
delle malattie tiroidee autoimmuni.
SELENIO E TIROIDITE AUTOIMMUNE DI HASHIMOTO
Uno studio prospettico di Gartner, controllato vs.placebo, ha dimostrato che il trattamento con 200 mcg di sodio selenite per 3 mesi, in pazienti affetti da tiroidite di Hashimoto, era in grado di ridurre in maniera significativa la concentrazione degli anticorpi AbTPO (anti‐tieroperossidasi tiroidea) da valori di 1182+/‐723 IU/ml a 643 +/‐ 477 IU/ml. ("SELENIUM IN THE TREATMENT OF AUTOIMMUNE THYROIDITIS” Gartner R., Gasnier BC ‐ Dipartment of Endocrinology, Medizinische Klinik Innenstadt, University of Munich, D‐80336 Munich,Germany).
Un altro lavoro di Turker ha valutato gli effetti esercitati da dosi variabili di L‐seleniometionina (200‐100 mcg/die) a lungo termine (9 mesi) sulla tiroidite autoimmune.
Lo studio è stato organizzato in tre tappe: 88 donne affette da tiroidite autoimmune di età media 40‐53 anni sono state randomizzate in due gruppi in base alle concentrazioni sieriche del TSH, degli AbTPO ed età.
Tutte le pazienti sono state trattate con L‐tiroxina mantenendo le concentrazioni sieriche del TSH < di 2 mcU/ml.
In 40 volontarie è stata ridotta la posologia della selenio metionina a 100 mcg die.
Lo studio ha dimostrato una riduzione significativa delle concentrazioni di AbTPO nelle pazienti che hanno subito trattamento continuativo con 200 mcg die di selenio‐metionina.
Nei gruppi che avevano ridotto la posologia si è verificato un innalzamento degli autoanticorpi. (“SELENIUM TREATMENT IN AUTOIMMUNE THYROIDITIS: 9 MONTH FOLLOW‐UP WITH VARIABLE DOSES” Turkey O, Kumanglioglu, Karapolat, Dogan ‐ Thyroidology Unit, Department of nuclear Medicine, GATA Hayadarpasa,Istambul, Turkey).
Sempre un altro lavoro di Gartner, ha rilevato che nelle aree con severa deficienza di selenio si osserva una incidenza più elevata di tiroiditi.
Tale aumento dell'incidenza è correlato alla riduzione dell'attività tireocitaria della glutatione perossidasi selenio dipendente. Gli enzimi selenio dipendenti sono molecole in grado di esercitare differenti effetti a carico del sistema immunitario ed in particolare hanno azione neutralizzante i radicali liberi.
Gartner e al. hanno allestito uno studio prospettico, in cieco controllato verso placebo, su 70 pazienti di sesso femminile, di età media 47 anni, affette da tiroidite autoimmune, con AbTPO e/o AbTg a concentrazioni superiori a 350 IU/ml.
L’end point primario dello studio era il livello degli AbTPO.
Gli end point secondari erano i livelli di AbTg, TSH e ormoni tiroidei liberi, come pure l'aspetto ecografico della tiroide e la qualità della vita.
Le pazienti sono state randomizzate in gruppi omogenei per età e concentrazioni sieriche di AbTPO.
36 pazienti sono state trattate quindi con sodio selenite 200 mcg /die per os e per 3 mesi, mentre alle altre 34 è stato somministrato placebo.
Tutte le pazienti hanno assunto L‐tiroxina allo scopo di mantenere il livelli di TSH all'interno del range ottimale.
Risultati: la concentrazione media degli AbTPO si è ridotta in maniera significativa, arrivando al 63,6% nel gruppo trattato con selenio.
Una analisi del sottogruppo di pazienti con livelli di AbTPO > di 1200 IU/ml ha mostrato una riduzione media pari al 40% nel gruppo trattato con selenio verso 10% nel gruppo placebo.
Nove pazienti del gruppo selenio trattato hanno mostrato una completa normalizzazione delle concentrazioni di anticorpi. In questi pazienti l'ecografia tiroidea ha mostrato una normalizzazione dell'ecogenicità ghiandolare.
I valori medi di TSH, FT4, FT3 sono rimasti invariati in ambedue i gruppi sperimentali.
In conclusione, il trattamento con selenio ha ridotto l'attività infiammatoria nei pazienti affetti da tiroidite autoimmune, in particolar modo in quelli con attività maggiore.
Deve ancora essere valutato se questo effetto sia specifico solo per le tiroiditi autoimmuni o anche per altre patologie endocrine autoimmuni. ("SELENIUM SUPPLEMENTATION IN PATIENTS WITH AUTOIMMUNE THYROIDITIS DECREASES THYROID PEROXIDASE ANTIBODIES CONCENTRATIONS”, Gartner R, Gasnier BC, Dietrich JW, Krebs B,Angstwurm MW ‐ Department of Endocrinology, Medizinische Klinik Innestadt, University of Munich,Germany).
Pertanto, anche una lieve deficienza di selenio, potrebbe contribuire allo sviluppo ed al mantenimento delle patologie autoimmuni a carico della tiroide.
Il selenio, quindi, per la sua azione antiossidante e antiradicalica, si comporta come una sostanza ad azione antinfiammatoria.
Ne consegue che ogni situazione patologica o parafisiologica che comporta un aumento dello stress ossidativo e/o della flogosi, può trarre beneficio dalla somministrazione di selenio.
BIBLIOGRAFIA
• www.vincenzopiazza.it/selenio_e_tiroide.html
• Caleidoscopio
Rivista mensile di Medicina
anno 20, numero 158
Andrea Loviselli, Stefano Mariotti “La Sindrome da bassa T3”
• www.siimm.it/convegni/adi-toscana-2009/content/Malvaldi.pdf
• Harrison’s principles of internal medecine McGraw – Hill
• Wikipedia.it
• www.anagen.net/selenio.htm