La malattia di Lyme o Borreliosi è una malattia infettiva causata da almeno tre specie di batteri appartenenti al genere Borrelia. Borrelia burgdorferi sensu stricto è la causa principale di malattia di Lyme negli Stati Uniti, mentre Borrelia afzelii e Borrelia garinii sono spesso associate a casi europei.
La malattia di Lyme è trasmessa da zecche dure, si presenta con manifestazioni variabili (anomalie dermatologiche, reumatologiche, neurologiche e cardiache) ed è distribuita in tutto il mondo.
Un po ‘di storia…
Nel 1977 Steere e colleghi segnalarono un ‘epidemia di artrite in Connecticut.
Gli autori seguirono un gruppo di 39 bambini e 12 adulti che presentava attacchi ricorrenti di gonfiore e dolore alle articolazioni.
Il maggior numero di attacchi duravano una settimana, ma per alcuni durò mesi. Alcuni pazienti ricordavano di aver sviluppato una lesione eritematosa alla cute prima della comparsa di artrite. Venne così scoperta la malattia di Lyme, dal nome della città del Connecticut in cui venne studiata per prima.
Alcuni anni più tardi è stato possibile isolare B. burgdorferi.
FISIOLOGIA E STRUTTURA
I batteri del genere Borrelia sono spirochete Gram negative debolmente colorabili con coloranti all’anilina (colorazione di Giemsa o di Wright).
Piccoli, mobili, di forma allungata, hanno il corpo avvolto a spirale.
Presentano da 7 a 20 flagelli periplasmatici, contenuti tra la parete e la membrana esterna. Questi annessi sono uniti al microrganismo solo da un lato e ciò permette la mobilità a torsione.
Le Borrelie sono microaerofile e hanno esigenze nutrizionali complesse.
PATOGENESI E IMMUNITÀ
La moltiplicazione delle Borreliae in artropodi vettori e l’accesso nell’ospite è regolata da una diversa espressione genica mediante sovra- o sotto- regolazione (up- o down-regulation) delle proteine di superficie esterna.
La proteina di superficie esterna A (OspA) è espressa sulla superficie del batterio quando si trova nell’intestino della zecca a digiuno; con la nutrizione l’espressione di questa proteina è invece soppressa, ciò permette a B. burgdorferi di migrare verso le ghiandole salivari, mentre viene sovra-regolata l’ espressione della proteina della superficie esterna C (OspC) di importanza cruciale per la trasmissione dalla zecca al mammifero ospite.
B. burgdorferi non produce LPS o esotossine che danneggiano l'ospite; la patologia è secondaria alla risposta immunitaria contro i batteri a all'infiammazione che la accompagna.
La risposta immunitaria iniziale è stimolata dal legame di lipoproteine batteriche al TLR2 espresso dai mecrofagi. In risposta, queste cellule liberano citochine infiammatorie (IL-6 e TNF) e producono NO con potere battericida.
La risposta immunitaria specifica è mediata dalle cellule B e T-helper CD4+.
Anticorpi specifici contro Borrelia, formati da 2 a 4 settimane dopo l'infezione, guidano l'azione battericida mediata dal complemento (clearence mediante agglutinazione); tuttavia B. burgdorferi riesce a eludere la risposta anticorpale grazie a variazioni antigeniche.
Nonostante la conoscenza del genoma di B. burgdorferi non è chiaro come i batteri possono causare malattie. Infatti, nelle aree colpite dall’ eritema migrante ci sono solo poche cellule batteriche e l’isolamento di B. burgdorferi è difficile anche nelle fasi tardive della malattia.
Le zecche dure sono i principali vettori e includono: Ixodes scapularis e pacificus nell’ Occidente e le Ixodes persulcatus in Asia. I serbatoi sono rappresentati dal topo dai piedi bianchi e, in misura minore, dal cervo dalla coda bianca.
Le larve di Ixodes si infettano quando si nutrono sui topi, si trasformano in tarda primavera in ninfe e iniziano un secondo pasto ematico. Le ninfe diventano zecche adulte in tarda estate e cominciano un terzo pasto. L’ uomo può essere un ospite accidentale e spesso il paziente non ricorda di esser stato punto, nonostante il batterio sia trasmesso con la saliva delle zecche durante il loro pasto (48 ore o più).
Definizione del caso clinico
– Eritema migrante
– Almeno una manifestazione tardiva (coinvolgimento del muscolo scheletrico, sistema nervoso centrale o cardiovascolare) e conferma dell’infezione in laboratorio.
Criteri per la diagnosi in laboratorio
– Isolamento di BB
– Dimostrazione di valori significativi di IgM o IgG a livello diagnostico nei confronti di queste spirochete
– Significativo aumento del titolo anticorpale tra i campioni di siero osservati durante la fase acuta della malattia e durante la convalescenza
SINTOMATOLOGIA
La malattia di Lyme inizia con un ’
infezione localizzata, passa quindi ad una
fase diffusiva e nel secondo punto, può progredire verso lo sviluppo di una o più lesioni cutanee e altre manifestazioni.
In primis la lesione inizia con una
macula che si allarga fino a 50 cm di diametro: proprio per questo si chiama
eritema migrante. La lesione è più chiara al centro, ha un bordo piatto e scompare in poche settimane, accompagnata da vescicole e necrosi centrale, anche se nuove lesioni possono apparire più tardi.
Se non si tratta, si ha la diffusione ematogena e si svilupperà la seconda fase della malattia: abbiamo sintomi prevalentemente sistemici (cefalea, malessere, febbre), artrite, mialgia, lesioni eritematose, anomalie neurologiche e cardiache.
Se non vengono trattati nel 60% dei casi si sviluppa un’
artrite al ginocchio, nel 20% delle
manifestazioni neurologiche (paralisi del nervo faciale) e nel 5%
complicanze cardiache (prevalentemente blocchi atrio-ventricolari).
Nelle fasi tardive della malattia di Lyme non trattata si sviluppa l’
acrodermite cronica atrofica, un coinvolgimento cronico della pelle con depigmentazione e gonfiore.
SIEROLOGIA
I test di laboratorio sierologici più comunemente disponibili e usati sono l’ELISA e il Western Blot. L’affidabilità dei test sierologici per la diagnosi della malattia di Lyme rimane controversa. Tuttavia, gli studi dimostrano che il significato internazionale del Western Blot (che cerca IgM) ha una specificità del 94-96% per i pazienti con sintomi suggestivi di malattia di Lyme dopo l’infezione da
Borrelia burgdorferi.
Falsi negativi possono verificarsi per una serie di motivi, tra cui la
“reazione incrociata” rispetto ad altre infezioni come
Cytomegalovirus e
Herpes simplex virus (tipo 2).
Reazione a catena della polimerasi (PCR)
I test che fanno uso della reazione a catena della polimerasi (PCR) per la diagnosi della malattia di Lyme possono essere disponibili per i pazienti in alcuni paesi. I test basati sulla
PCR tentano di rilevare il materiale genetico (DNA) delle spirochete di malattia di Lyme, mentre il Western blot e
ELISA cercano la risposta dell’ ospite sotto forma di anticorpi contro il batterio. La prestazione clinica della
PCR è ancora in dubbio. Il basso numero di spirochete in campioni di tessuto nel corpo e nei liquidi biologici è una delle ragioni per cui è difficile dimostrare l’infezione attiva da
Borrelia burgdorferi mediante
PCR, soprattutto nella fase tardiva della malattia.
Con l’eccezione di test
PCR, attualmente non esistono metodiche per rilevare la presenza del microrganismo, dato che gli studi sierologici cercano solo anticorpi contro Borrelia. Alti titoli di immunoglobuline G sia (IgG) o immunoglobuline M (IgM) contro gli antigeni di Borrelia sono indicativi di infezione attiva, ma i titoli possono causare incertezze. Infatti anticorpi IgM possono residuare dopo l’infezione iniziale, e gli anticorpi IgG rimanere per anni.
TRATTAMENTO
Le prime manifestazioni della malattia di Lyme sono controllate in modo efficace da
amoxicillina,
doxiciclina o
cefuroxime per via orale; il trattamento antibiotico riduce il rischio e la gravità delle complicanze tardive.
I pazienti con artrite ricorrente o coinvolgimento del
SNC o
SNP richiedono il trattamento con
ceftriaxone o
penicillina G per via endovenosa.
CDC's Lyme Disease Prevention and Control Activities
How Lyme disease works inside your body