Chromium toxicity
Chromium as a nutrient
cromo(III) functions
Food Sources
Dietary Food Supplements
I supplementi di cromo(III) possono essere sotto forma di cromo(III) picolinato, cromo(III) cloruro oppure cromo(III) polinicotinato; si trovano anche in commercio prodotti contenenti lieviti al cromo(III). Il dosaggio terapeutico di cromo(III) può ragionevolmente essere individuato nell’intervallo 400-600 mg/die (aumentabile almeno a 1000 mg/die [9]), frazionando l’assunzione ai pasti principali. Il dosaggio può essere ovviamente modificato nel tempo in base alla risposta ottenuta caso per caso.
il cromo si trova nelle cellule non nei semi e nei tuberi
IL CROMO E IL FATTORE DI TOLLERANZA AL GLUCOSIO
Lo ione cromo(III) (cromo trivalente, presente nei sali come ione Cr3+) è da tempo riconosciuto nel corredo dei nutrienti essenziali per l’organismo umano. I sintomi di deficienza di cromo(III) includono alti tassi ematici di colesterolo e di trigliceridi, segni di intolleranza al glucosio e aterosclerosi. La carenza di cromo(III) è frequente nei diabetici di tipo 2. Nell'animale, deficit sperimentali di cromo(III) provocano un quadro di intolleranza ai glucidi simile al diabete mellito, con disturbi della crescita e livelli ematici elevati di colesterolo. Uno stato di ridotta tolleranza ai glucidi cromo-sensibile è stata osservata anche in bambini malnutriti e in vari casi di soggetti diabetici. La carenza cronica di cromo(III) favorisce l’aterosclerosi e l’iperinsulinemia e aumenta i fattori di rischio delle malattie cardiovascolari; un deficit di cromo(III) è stato anche associato all'ipercolesterolemia.
Il cosiddetto «Fattore di Tolleranza al Glucosio» (in seguito: FTG) è la forma chimica biologicamente attiva dello ione cromo(III), che si pensa comprendere:
- lo ione cromo(III),
- la vitamina B3 – forme chimiche: nicotinammide, acido nicotinico,
- alcuni amminoacidi tra cui: acido L-glutammico, glicina e L-cisteina.
Il FTG non è ancora stato isolato a livello molecolare e non è, quindi, accertato il suo meccanismo d’azione. Un’ipotesi molecolare di FTG (probabilmente parziale) abbastanza accreditata è quella che corrisponde al complesso del cromo(III) con un oligopeptide legante: la biomolecola risultante è denominata cromodulina (in inglese: chromium-binding oligopeptide, chromodulin). La cromodulina rappresenta anche la forma chimica di escrezione urinaria del cromo(III).
Il FTG è essenziale per l’utilizzo del glucosio da parte delle cellule dell’organismo e agisce potenziando l’effetto dell’insulina a livello dei recettori specifici degli organi bersaglio. La carenza di FTG può provocare pericolose situazioni di iperinsulinismo che sbilanciano anche i livelli dell’ormone glucagone, con conseguenti possibili danni cellulari.
Il recettore per l’insulina è una glicoproteina transmembrana costituita da 4 catene (2 catene α esterne alla cellula e 2 catene β interne alla cellula) unite fra loro da ponti disolfuro; il legame insulina-recettore stimola l’attività tirosina chinasica e porta al dispendio di 1 molecola di ATP per tirosina fosforilata. La cromodulina stimola l’attività tirosina chinasica.
L’assunzione di composti di cromo(III) aiuta il controllo dei livelli ematici di trigliceridi (in collaborazione con la L-carnitina), poiché la loro sintesi è legata al metabolismo dei glucidi, quindi all’azione bilanciata degli ormoni insulina e glucagone; inoltre, contribuisce ad abbassare il colesterolo, soprattutto quello della frazione LDL.
L’eccessivo consumo di glucidi semplici (zuccheri) produce impoverimento di cromo(III) ematico [2] e ne incrementa l’escrezione urinaria [3]. È stato, infatti, dimostrato sperimentalmente che quando si inietta glucosio per via endovenosa (per esempio durante certi interventi chirurgici) aumenta il livello plasmatico di cromo(III). Nell'uomo sono noti casi di carenza di cromo(III) in corso di nutrizione parenterale totale [4-6] caratterizzati, tra altri sintomi, da stati di grave intolleranza al glucosio resistenti all’insulina. Si comprende, allora, che il FTG è un aspetto chiave dell’insulino-resistenza, quindi del diabete mellito di tipo 2. Il cromo(III) ha un effetto benefico documentato su iperglicemia, ipoglicemia, diabete e iperlipidemia [7].
In uno studio pubblicato sul Journal of Nutrition and Biochemistry è stata verificata la capacità del picolinato di cromo nell’abbassare i livelli ematici di colesterolo LDL e quelli di insulina in pazienti affetti da diabete di tipo 1 e 2. Tale proprietà è data dalla capacità del cromo(III) di migliorare l’efficacia dell’insulina nel trasportare all’interno della cellula (mitocondrio) i glucidi affinché siano utilizzati dall’organismo a scopo energetico. In un altro studio [9], che valutava gli effetti di una integrazione di cromo(III) (1 mg di cromo/die per 13 settimane) abbinato a un programma di allenamento fisico bisettimanale, si sono riscontrati significative riduzioni dei livelli di colesterolo totale sierico, del colesterolo LDL, dei valori di insulina e di emoglobina glicosilata. I ricercatori hanno concluso che un’adeguata integrazione di cromo(III), abbinata a un programma di esercizio fisico, può prevenire il rischio di malattie cardiache e di diabete.
Il cromo(III) è presente normalmente nei tessuti e il corpo ne contiene complessivamente da 0,4 a 0,6 mg. Il fabbisogno di cromo(III) è orientativamente stimato tra 50 e 200 mg/die. Gli alimenti più ricchi in cromo(III) sono elencati in Tabella 1. Per quanto riguarda, però, l’indicatore L.A.R.N. - Livelli di Assunzione Raccomandati di Nutrienti - non esistono riferimenti sufficienti per stabilire dosi raccomandate di assunzione.
Mancanza di effetto del cromo
Endocrinologia
Diabete tipo 2: cromo non migliora controllo glicemico
Il trattamento con cromo non migliora il controllo glicemico nei pazienti occidentali con diabete di tipo 2. Nelle popolazioni non occidentali, vi sono alcune prove del fatto che il cromo possa essere di beneficio, ma in quelle occidentali finora nulla indica che sia d'aiuto nei dosaggi impiegati. Diversi pazienti comunque assumono cromo sotto forma di integratori, e pertanto i medici dovrebbero essere consapevoli della teorica possibilità di un effetto ipoglicemizzante che potrebbe sconfinare nell'ipoglicemia franca nei pazienti trattati con sulfaniluree o insulina. E' essenziale sviluppare uno strumento che consenta di accertare se il paziente ha deficit di cromo, in quanto sarebbe interessante studiare una popolazione che ne è deficitaria. (Diabetes Care 2007; 30: 1092-6)