Breast
Cancer

Author: monica mangioni
Date: 30/01/2008

Description

Microchimerismo protettivo per Ca mammario
Le cellule fetali che persistono nella circolazione periferica delle donne per lungo tempo dopo la gravidanza, fenomeno noto come microchimerismo fetale, potrebbero ridurre il rischio di tumore mammario. E' noto da tempo che la gravidanza può proteggere da questi tumori, ma il presente studio aiuta a comprendere come mai non tutte le donne ne sono protette. Benché il microchimerismo fetale sia stato implicato in alcune malattie autoimmuni, esso può anche svolgere un ruolo protettivo potenziando la sorveglianza immunitaria nei confronti delle cellule maligne. Mediante ulteriori studi potrebbe essere possibile sviluppare queste cellule fetali quale forma di trattamento per i tumori mammari o anche di altro tipo. ( Cancer Res 2007; 67: 9035-8 )

Turbe del sonno nell'oncologia mammaria
La riduzione del tono parasimaptico è associata ad interruzioni del sonno in donne con tumore mammario metastatico. Si tratta della prima volta in cui è stata rilevata una connessione fra scarsa qualità del sonno e disregolazione della risposta del sistema nervoso parasimpatico nelle donne con questa patologia. L'interruzione del sonno è comune nei pazienti oncologici, ma la correlazione osservata è indipendente anche da tutte le variabili in grado di prevedere l'insonnia nella popolazione generale. Una delle misure più efficaci per la regolazione della funzionalità autonomica è la respirazione diaframmatica, ma qualsiasi tecnica di gestione dello stress sarebbe efficace: fra di esse si annoverano biofeedback, ipnosi, esercizi di visualizzazione, meditazione, rilassamento muscolare progressivo ed esercizi quale lo yoga. (J Clin Sleep Med 2008; 4: 441-9)

Regressione spontanea del tumore mammario?
Uno studio mammografico condotto in Norvegia ha portato alla controversa indicazione secondo cui un quinto circa dei tumori mammari individuati tramite lo screening possa regredire spontaneamente. Questi tumori condividono con gli altri i medesimi fattori di rischio, ma presentano un comportamento anomalo la cui esistenza probabilmente solleverà molte polemiche. Si tratta comunque di un fenomeno già descritto in altri tumori, come i neuroblastomi pediatrici. L'ipotesi è difficile da escludere, ma comunque impossibile da verificare senza uno studio randomizzato controllato che lasci alcune pazienti senza trattamento. Quanto rilevato, in ogni caso, nonostante la necessità di diagnosi precoce del tumore mammario, pone ancora una volta in dubbio il valore della mammografia nel campo dello screening. (Arch Intern Med. 2008; 168: 2311-6 e 2302-3)

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