EFFETTI COLLATERALI NELLE PREPARAZIONI GALENICHE PER IL TRATTAMENTO DELL'OBESITÀ
Drugs

Author: Maria Cristina Vaccaneo
Date: 15/03/2013

Description

PREMESSA
La metodica terapeutica per il trattamento e la prevenzione degli effetti collaterali che possono manifestarsi in una dieta chetogenica è presente in una composizione farmaceutica portata dal brevetto europeo n. 01269860 – I0104365/P.A.C. che viene così esaminata :
“ Composizione farmaceutica e tutela dagli effetti collaterali nelle indicazioni
presenti nel brevetto depositato”
“ Analisi valutative dei principi attivi più significativi”
“ Effetti collaterali”

“Composizione farmaceutica e tutela dagli effetti collaterali nelle indicazioni
presenti nel brevetto depositato ”
I componenti farmaceutici (principi attivi) impiegati per le preparazioni di prodotti galenici atti a soddisfare una dieta chetogenica sono costituiti da :

acido triiodotiroacetico

acido ursodesossicolico

benfluorex

clorazepato dipotassico

deidrocolato di sodio

dietilpropione cloridrato

metformina

pancreatina IX

vitamina B1

vitamina B6

vitamina C

vitamina E

estratto di centella asiatica.

I farmaci richiamati risultano associati tra di loro per la preparazione di capsule da assumersi in rapporto a impostazioni terapeutiche differenziate, in relazione alle situazioni cliniche dei singoli utilizzatori, in termini di dosaggio giornaliero e di durata .
La dieta chetogenica ,nel soddisfare l'appetito e condurre alla perdita di peso,
pùò provocare effetti collaterali quali iperuricemia, iperglicemia, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia, alterazioni epato-pancreatiche, disturbi mentali. La composizione farmaceutica adottata viene determinata per il trattamento e la prevenzione degli effetti collaterali che possono presentarsi .
Per far fronte a tali effetti, la composizione farmaceutica comprendente benfluorex,acidoso desossicolico,clorazepato,betaina,carnitina,niacina,papaina e lecitina. Contiene un agente ipocolesterolemizzante, un agente ipotrigliceridizzante, un agente lipasico e proteasico, un agente ipoglicemizzante e un agente idrocoleretico.
L’agente ipocolesterolemizzante viene a trovarsi nel gruppo costituito da 2-[alfa-metil(trifluorometil)fenetilammina]-etanolbenzoato(benfluorex) e acido 3-alfa-7B-diidrossi-5B-colan-24-oico (acido ursodesossicolico).
L’agente ipotrigliceridizzante è preferibilmente 2-[alfa-metil-(trifluorometil)fenetilammina]-etanolbenzoato (benfluorex) che è preferibilmente presente in una quantità totale ponderale dal 7% al 23% rispetto alla quantità totale della composizione.
L’agente lipasico e proteasico è preferibilmente pancreas totale liofilizzato (Pancreatina IX F.U.) che è presente in una quantità ponderale dal 27% al 43% rispetto alla quantità totale della composizione.
L’agente ipoglicemizzante è preferibilmente selezionato nel gruppo costituito da biguanidi, dette biguanidi essendo preferibilmente 1,1-dimetilbiguanide (metformina) che è preferibilmente presente in una quantità ponderale dal 36% al 41% rispetto alla quantità totale della composizione.
L’agente idrocoleretico è preferibilmente selezionato nel gruppo costituito da acido 3,7,12-triose-5B-colan-24oico (deidrocolato di sodio) e acido 3-alfa-7B-diidrossi-5B-colan-24oico (acido ursodesossicolico). Quando è presente deidrocolato di sodio, esso è preferibilmente in quantità ponderali da 9% a 14% rispetto alla quantità totale della composizione. Quando è presente acido ursodesossicolico, esso è preferibilmente in quantità ponderali da 14% a 17% rispetto alla quantità totale della composizione .
La composizione può ulteriormente comprendere un agente ipouricemizzante. Detto agente è preferibilmente triterpeni purificati di centella asiatica che possono essere presenti in un rapporto ponderale da 0,04:1 a 0,5:1 rispetto alla quantità totale della composizione.
Inoltre la composizione può comprendere un radical scavenger. Preferibilmente detto agente è selenio che può essere presente in un rapporto ponderale da 0,0001:1 a 0,0003:1 rispetto alla quantità totale della composizione.
La composizione può altresì comprendere un agente simpaticolitico. Detto agente è preferibilmente metil 17-alfa-idrossi-yohimbane-16-alfa-carbossilato (yohimbina) che può essere preferibilmente presente in un rapporto ponderale da 0,0009:1 a 0,007:1 rispetto alla quantità totale della composizione.
La composizione può comprendere inoltre un agente simpaticomimetico. Detto agente è selezionato nel gruppo costituito da fendimetrazina bitartrato e fendimetrazina pamoato, che possono essere presenti in un rapporto ponderale da 0,004:1 a 0,1:1 rispetto alla quantità totale della composizione.
Inoltre, la composizione può comprendere almeno una vitamina, preferibilmente selezionata nel gruppo costituito da vitamina A, vitamina B1, vitamina B6, vitamina E e vitamina C.
Quando è presente la vitamina A è in un rapporto ponderale da 0,4:1 a 1,8:1 rispetto alla quantità totale della composizione.
Quando è presente la vitamina B1, è in un rapporto ponderale da 0,002:1 a 0,007:1 rispetto alla quantità totale della composizione.
Quando è presente la vitamina B6, è in un rapporto ponderale da 0,04:1 a 0,2:1 rispetto alla quantità totale della composizione.
Quando è presente la vitamina E, è in un rapporto ponderale da 0,09:1 a 1:1 rispetto alla quantità totale della composizione .
Quando è presente la vitamina C, è in un rapporto ponderale da 0,09:1 a 0,3:1 rispetto alla quantità totale della composizione.
La composizione può ulteriormente comprendere almeno un adiuvante della dieta selezionato nel gruppo composto da un agente sedativo-ansiolitico, un agente anoressizzante e un agente lipolitico.
L’agente sedativo-ansiolitico è preferibilmente una benzodiazepina, 7-cloro-2,3-diidro-2-osso-5-fenil-1H-1,4-benzodiazepina (clorazepato dipotassico) che è preferibilmente presente in un rapporto ponderale tra 0,0004:1 e 0,03:1 rispetto alla quantità totale della composizione.
L’agente anoressizzante è preferibilmente selezionato nel gruppo costituito da 1-fenil-2-dietilammina-1-proparone idrocloruro (dietilpropione cloridrato), fenfluramina cloridrato, D-fenfluramina cloridrato. Detto agente anoressizzante è preferibilmente presente in una quantità in peso tra 0,002:1 e 0,1:1 rispetto alla quantità totale della composizione .
L’agente lipolitico è preferibilmente selezionato nel gruppo costituito da analoghi di tiroxina, più preferibilmente detto agente è acido 3,5,3’triiodotiroacetico che è preferibilmente presente in un rapporto ponderale da 0,0002:1 a 0,003:1 rispetto alla quantità totale della composizione.
In particolare, dietilpropione cloridrato è un agente anoressizzante utilizzato come adiuvante nel trattamento dell’obesità. Esso mostra la stessa azione dell’anfetamina, ma con minori effetti sul sistema nervoso centrale (SNC) e sul sistema cardiovascolare. Pertanto, è preferibile per persone ipertese, cardiopatiche, diabetiche e anziane.
Fenfluramina e D-fenfluramina sono agenti anoressizzanti utilizzati come adiuvanti nel trattamento dell’obesità, che mostrano un effetto psicostimolante.
Il benfluorex è un agente ipocolesterolemizzante e ipotrigliceridizzante che
mostra anche attività ipoglicemiche.
La centella asiatica è un leggero agente diuretico, antireumatico e vasodilatante periferico utilizzato nel trattamento dello stato pre-varicoso.
La pancreatina IX F.U. è pancreas totale liofilizzato utilizzato nel trattamento dell’insufficienza pancreatica.
La metformina è un agente ipoglicemizzante utilizzato nel trattamento del diabete, specialmente se in presenza di obesità. È stato altresì dimostrato un effetto positivo di metformina sul metabolismo lipidico e sulla riduzione di peso nonché un’azione anoressizzante su pazienti diabetici obesi.
Il deidrocolato di sodio è un agente idrocoleretico che provoca la secrezione biliare a bassa densità.
L’acido ursodesossicolico è un agente utilizzato per fluidificare la bile. Presenta anch’esso un’azione anticolesterolemica.
Il selenio è un elemento utilizzato come radical scavenger. È altresì utilizzato per prevenire il morbo di Keshan e come adiuvante durante la chemioterapia.
La yohimbina è un agente simpaticolitico nonché un agente midriatico. È stato utilizzato nel trattamento dell’impotenza.
La vitamina A è utilizzata per curare ipovitaminosi, malassorbimento, malnutrizione e per trattare patologie dermatologiche.
La vitamina B1 è utilizzata nel trattamento e nella profilassi del deficit di tiamina, nel trattamento di iperemesi gravidica, nevrite causata da pellagra e in gravidanza.
La vitamina B6 è utilizzata nel trattamento e nella profilassi del deficit di piridoxina, nel trattamento di anemia, convulsioni, iperemesi gravidica e iperemesi radiante nella profilassi di nevrite periferica.
La vitamina E è utilizzata per curare ipovitaminosi, malassorbimento lipidico ed è utilizzata come antiossidante per neonati prematuri.
La vitamina C è utilizzata per trattare il deficit di acido ascorbico.
L’acido triiodotiroacetico è un ormone della tiroide che mostra azione lipolitica.
Il clorazepato dipotassico è un agente sedativo-ansiolitico che presenta l’azione farmacologica della benzodiazepina.
Fendimetrazina bitartrato e pamoato sono agenti simpaticomimetici. Anch’essi mostrano un’azione anoressizzante centrale.
La composizione specifica del farmaco e il dosaggio varieranno con le condizioni dei pazienti da trattare ed in relazione alla durata temporale del trattamento. Il vantaggio fornito da suddetta composizione farmaceutica consiste nella prevenzione o nel trattamento degli effetti collaterali summenzionati che possono verificarsi in una dieta povera di carboidrati.
Inoltre, per mezzo di una combinazione tra dieta chetogenica e composizione farmaceutica, è sempre possibile perdere peso senza che la persona debba subire la privazione di alimenti come pasta, pane e prodotti da forno.

Bibliografia:” TRADUZIONE DAL TESTO IN INGLESE DEL BREVETTO
EUROPEO N. 01269860 DEPOSITATO A MONACO DI BAVIERA

Ketogenic enteral nutrition as a treatment for obesity: short term and long term results from 19,000 patients 2012 2012 Oct 30;9(1):96

Valvular Heart Disease with the Use of Fenfluramine-Phentermine Tex Heart Inst J. 2011; 38(5): 581–583

Acute neurotoxicity after yohimbine ingestion by a body builder 2009 Sep;47(8):827-9

The return of rainbow diet pills 2012 Sep;102(9):1676-86

Yohimbine anxiogenesis in the elevated plus maze requires hindbrain noradrenergic neurons that target the anterior ventrolateral bed nucleus of the stria terminalis 2013 Feb 1

ANALISI VALUTATIVE DEI PRINCIPI ATTIVI PIU' SIGNIFICATIVI
Il dosaggio effettivo a cui veniva esposto il paziente deve tener conto del numero di somministrazioni giornaliere che può variare da 3 a 6 cornpresse/die, per cui per avere la dose totale/die è necessario moltiplicare la dose del singolo principio attivo per il numero di sornministrazioni giornaliere, che generalmente varia in funzione della tipologia di paziente e del loro "body mass index" (BMI).
Dei principi attivi presenti nelle preparazioni galeniche in esame l'analisi verrà limitata ai seguenti :
benfluorex,dietilpropione cloridrato,metformina, pancreatina IX, clorazepato dipotassico, acido ursodesossicolico, deidrocolato di sodio e estratto di centella asiatica.

BENFLUOREX

Il benfluorex è un derivato della fenfluramina con attività ipolipidemiche e
ipoglicemizzanti.
Alla dose di 150 mg, 3 volte al giorno per via orale, in associazione con una
"dieta standard",è stato utilizzato per il trattamento dei "disordini metabolici"
tra cui iperlipidemia, diabete di tipo II o entrambi in pazienti obesi e non.
Il benflourex può avere inoltre un modesto effetto anoressizzante, ma la sua
somministrazione in pazienti obesi con o senza "disordini metabolici",
associata ad una dieta ipocalorica, non ha prodotto un calo ponderale
maggiore rispetto alla sola dieta.
Le limitate conoscenze a disposizione sul ruolo prodotto dal benfluorex
nel trattamento dell'obesità o come terapia dimagrante nei pazienti con o
senza "disordini metabolici" si fondano su pochi studi aventi una limitazione
metodologica per la mancanza di un gruppo di controllo, per il basso numero
di pazienti reclutati e per gli outcome analizzati.
I principali effetti collaterali vanno a ricadere sul sistema nervoso centrale
con manifesti sintomi di cefalea,vertigini e sonnolenza,nonchè sull'apparato
gastroenterico con nausea, dolori addominali e diarrea.
Non può non mettersi in risalto che la fenfluramina, di cui il benfluorex è un
derivato, viene qualificata da "CLINICAL EVIDENCE" tra i trattamenti
“probabilmente “inutili o dannosi” per l'obesità in quanto associata a malattia
cardiaca valvolare e ipertensione polmonare primaria.
Indicazioni FOA
II benfluorex non è mai stato registrato negli Stati Uniti.

Indicazioni U.E. e Italia
Il farmaco fu registrato in vari paesi U.E. per le seguenti indicazioni: "Iperlipidemie che non rispondono al trattamento dietetico. Coadiuvante nella obesità associala ad alterazioni del metabolismo glicolipidico" ,
In Italia il benfluorex, con il nome commerciale di Mediaxal, è stato ritirato dal commercio nel
2003 per rinuncia da parte della ditta all'AlC. Viene tuttora utilizzato nelle preparazioni magistrali a scopo dimagrante.
Il farmaco, nel 2003, è stato ritirato in Spagna ''in quanto sospettato di essere causa di valvulopatie"

Meccanismo d'azione
Inibizione centrale dell'appetito con meccanismo analogo alle fenfluramine.
Diminuzione dell'assorbimento intestinale dei triglicerìdi nell'animale e nell'uomo per riduzione dell'attività della lipasi pancreatica, riduzione della sintesi epatica dei trigliceridi e del colesterolo.

Farmacocinetica
Il farmaco è somministrato per via orale. L'assorbimento gastrointestinale è rapido e totale con un picco massimo tra la prima e la seconda ora dalla somministrazione. L'eliminazione avviene per via urinaria con una prima fase rapida durante la quale il 60% è eliminato in 3-4 ore. Segue una seconda fase più lenta che termina in 36 ore.

Eventi avversi
Essendo un farmaco appartenente alla classe della fenfluoramine ha i noti eventi avversi digestivi (nausea, vomito, gastralgie, diarree), sul SNC astenie, sonnolenza e stato vertiginoso.

Valvulopatie cardiache
Nel giugno del 1997 Conolly e coll. J pubblicarono una ricerca che evidenziava l'associazione tra l'assunzione di fenfluramina-fentermina (Fen-Phen) e la comparsa di lesioni alle valvole cardiache. Gli autori mettevano in evidenza l'analogia anatomopatologica tra queste lesioni e quelle riscontrate in pazienti affetti da carcinoide. ipotizzando quindi che l'eccesso di stimolazione serotoninergica indotta dalla fenfluramina fosse la causa di questa alterazione, mentre la fentermina agirebbe soltanto come concausa riducendo la clearance metabolica.
Un ulteriore studio effettuato dalla Food and Drugs Administration evidenziava lesioni valvolari asintomatiche in più del trenta percento di oltre duecento pazienti trattati con anoressizzanti serotonineruici (fenfluramina e dexfenfluramina): sulla scorta di tali dati il Dipartimento della Sanità americano richiese alle ditte produttrici dei farmaci dì ritirarli dal commercio.

Nel settembre 1998 sul New England Journal of Medicine vennero pubblicati tre nuovi lavori che confermano il rischio di lesioni valvolari in soggetti trattati con fenfluramina e dexfenfluramina.
Un 'ulteriore conferma che gli elevati livelli serotoninici siano la causa di queste lesioni sì è avuta con la scoperta che alcuni individui presentano dei recettori per questo ormone sulle cellule interstiziali delle valvole cardiache.

Nel 2003 Ribera e al. hanno pubblicato un caso di valvulopatia correlata all’uso del benfluorex.
Il benfluorex fa parte del gruppo delle fenfluramine, quindi è estremamente probabile che possa essere effettivamente causa di valvulopatie.

Bibliografia:

Estimate of deaths due to valvular insufficiency attributable to the use of benfluorex in France 2012 Apr;21(4):343-51

Bianchi R, Bongers V. Bravenboer B et a l: Effecls of benfluorex on insulin resistance and lipid metabolism in obese type II diabetic patients.
Diabetes Care 1993; 16:557-559.

Cavallo-Perin P,Estivi P, Boine L et al: Benfluorex and blood glucose control
in non insulin-dependent diabetic patients.J Endocrinol Invest 1991; 14:109-113.

Di Martino G, Federico P, Mattera E et al : Effects of benfluorex in obese
patients with metabolic disorders. Br J Clin Pharmacol1989; 43:201-208.

DIETILPROPIONE CLORIDRATO (AMFEPRAMONE)

Il dietilpropione è un anoressizzante portante effetti farmacologici e
proprietà chimiche simili a quelli delle anfetamine.
Il meccanismo d'azione nel ridurre l'appetito è secondario agli effetti del
del farmaco sul sistema nervoso centrale, in particolare attraverso la
stimolazione dell'ipotalamo a produrre catecolamine.
Gli effetti anoressizzanti sono mediati attraverso il metabolismo della
norepinefrina e della dopamina.
La dose utilizzata per questa indicazione risulta di 25 rng tre volte al giorno
1 ora prima dei pasti o 75 mg una volta al dì.
Per ridurre il rischio di "dipendenza" il trattamento con dietilpropione
non deve essere prolungato per più di qualche settimana.
I prodotti a base di dietilpropione sono stati sospesi dal commercio il 15
novembre 1999 (GUn.275 del 23/11/99).
Sulla base degli studi disponibili l'efficacia del dietilpropione nel trattamento
dell'obesità e come terapia dimagrante variano da paziente a paziente
e sono comunque modeste. In particolare, la riduzione di peso è da porsi
in relazione all'assunzione continuativa del farmaco e si perderebbe
alla sua sospensione. Inoltre l'uso del dietilpropione è indicato solo
come terapia aggiuntiva a restrizione, esercizio fisico e modificazioni dei
comportamenti alimentari. Nei pazienti obesi e non vi è nessuna garanzia
di un effetto "a lungo termine" dopo la sospensione della terapia, né vi
sono chiare evidenze di un effetto maggiore in termini di perdita di peso
rispetto a quello ottenuto con adeguati programmi dietetici e di attività
fisica.
Le reazioni avverse più comuni sono l'agitazione, la secchezza orale
e la costipazione; altri effetti avversi che si registrano più raramente sono
rappresentati da ipertensione arteriosa, palpitazioni, aritmie, psicosi, *rash
cutanei* e offuscamento del visus. Raramente sono riportati casi di
dipendenza psicologica e fisica da dietilpropione.
Il "dietilpropione" (amfepramone) viene qualificato da “CLINICAL EVIDENCE
tra i trattamenti di "utilità non determinata" per l'obesità".

Bibliografia:

A randomized double-blind placebo-controlled study of the long-term efficacy and safety of diethylpropion in the treatment of obese subjects 2009 Aug;33(8):857-65

AMA Department of Drugs : AMA Drug Evaluations, 6th ed. American Medicai
Association. Chicago. IL. 1986.

Douglas JG & Munro JF: the role of drugs in the treatment of obesity.
Drug1981;21:362-363.

METFORMINA

La metformina è un antidiabetico orale che appartiene alla famiglia delle
biguanici. Costituisce il farmaco di prima scelta nei pazienti obesi, che
malgrado seguano una dieta rigorosa non riescono a tenere sotto controllo
la glicemia. Viene inoltre utilizzata anche nel caso in cui il diabete non sia
adeguatamente controllato con il trattamento con altri antidiabetici orali
come le sulfoniluree.
La metformina agisce riducendo la gluconeogenesi (ovvero la biosintesi
endogena di glucosio) ed aumentando l'utilizzo periferico del glucosio;
poiché agisce solo in presenza di insulina endogena, è efficace solo nei
pazienti diabetici con una funzione residua delle cellule beta del pancreas;
La metformina non esercita azione ipoglicemizzante in soggetti non
diabetici, a meno che non sia somministrata in "sovradosaggio".
La posologia varia da 1 a 3 g/die. Le principali reazioni avverse riguardano I'apparato gastrointestinale ( nausea, vomito, anoressia, flatulenza, diarrea, malassorbìmento con
ipovitaminosi B12). Può inoltre causare, anche se raramente, gravi e a
volte fatali casi di acidosi lattica. Non sono stati riportati casi di ipoglicemia
da metformina se utilizzata alle dosi terapeutiche.
Comunque l'ipoglicemia può manifestarsi in pazienti sottoposti a regime
dietetico ipocalorico, in seguito ad esercizio fisico, senza adeguato apporto
di calorie o in pazienti in trattamento con altri ipoglicemizzanti.
La letteratura riporta alcuni studi in cui la metformina è associata a diete
con carboidrati modificati, in donne obese,non-diabetiche, ìperinsulinemiche
(sindrome W) o in adolescenti con iperinsulinemia e normale tolleranza al
al glucosio, in cui si è ottenuta una perdita di peso maggiore rispetto al
placebo.
Inoltre, in uno studio è stata avanzata l'ipotesi che la metformina potrebbe
avere un effetto nel prevenire l' incremento ponderale in seguito alla sua
azione sul peptide1 glucagone-simile (GLP-1).
I limiti metodologici e la scarsa numerosità di soggetti studiati in questi
studi non consentono di trarre conclusioni né di avere evidenze affidabili sul
ruolo terapeutico della metformina nell' obesità o quando associata ad altri
composti in "cure dimagranti".

Bibliografia:

Metformin

Kay JP Alemzadeh R. Langley G et al : Beneficiai effects of metformin
in normoglycemic morbidly obese adolescents. Metabolism 2001 ;50(12): 1457-1461.

Mannucci E,Ognibene A. Cremasco F et al:Effect of metformln on glucagon-
like peptide . (GLP-1) and leptin levels in obese nondiabetlc subjects.

Diabetes Cure 2001 24(3):489-494.

Mogul HR,Peterson ST,Weinstein BI et al: Long-term (2-4 year) weight
reduction with metformln plus carbohydrate-modified diet in euglycemic,
hyperinsulinemic,midlife women (Syndrome W) Hear Disease 2003;5(6):384-392.

An Anti-Inflammatory Sterol Decreases Obesity-Related Inflammation-Induced Insulin Resistance and Metabolic Dysregulation 2013;2013:814989

PANCREATINA IX

Si tratta di un enzima pancreatico estratto dal pancreas porcino con attività
proteasiche, lipasiche e amilasiche. La somministrazione avviene per bocca,
al fine di compensare la secrezione pancreatica esocrina ridotta o assente
in caso di fibrosi cistica, pancreatectomia, gastrectomia totale o pancreatite
cronica.
Gli enzimi pancreatici vengono inattivati dall'acidità gastrica per cui deve
essere assunta con i pasti (oppure subito prima o subito dopo).
La dose è di circa 600mg ogni pasto e deve essere modulata in base
al volume e al numero e alla consistenza delle feci e in base allo stato
del paziente. Somministrazioni extra possono essere necessarie in caso di
spuntini tra un pasto e l'altro.
Gli enzimi pancreatici possono provocare irritazione della cute periorale
e della mucosa buccale se vengono trattenuti in bocca. A dosi eccessive
possono provocare irritazione perianale.
Gli effetti collaterali più frequenti includono: nausea, vomito, *dolore
addominale*, iperuricemia, iperuricosuria.
Non vi sono studi clinici verificati e su campioni che abbiano valutato
l'efficacia/sicurezza del suo impiego da solo o in associazione con altre
altre sostanze per il trattamento dell' obesità o in "cure dimagranti".

Inhibition of Gastric Lipase as a Mechanism for Body Weight and Plasma Lipids Reduction in Zucker Rats Fed a Rosemary Extract Rich in Carnosic Acid 2012;7(6):e39773

CLORAZEPATO DIPOTASSICO

Il clorazepato dipotassico è una benzodiazepina "long-acting" con proprietà
farmacologiche simili al diazepam. Viene utilizzato per il trattamento delle
sindromi ansiose o come terapia aggiuntiva nel trattamento dell'epilessia e
nella sindrome da astinenza da alcol.
La posologia può variare da 7.5 a 22.5 mg/die in dosi divise oppure in dose
singola di 15 rng alla sera; negli anziani e nei.pazienti debilitati si consiglia di
dimezzare la dose. E' sconsigliato l'uso nei bambini.
Le principali reazioni avverse sono a carico del sistema nervoso centrale
( sonnolenza, stordimento, confusione e atassia ,soprattutto negli anziani,
amnesia, alterazioni della personalità , irritabilità, debolezza muscolare,
dipendenza). Occasionalmente sono stati riportati cefalea,vertigini, disturbi
gastrointestinali, secchezza delle fauci, disturbi visivi (diplopia,
obnubilamento della vista) disturbi dell'apparato genitourinario.Non vi
sono studi clinici controllati e statistici che abbiano valutato
l'efficacia/sicurezza del suo impiego da solo o in associazione con altre
sostanze per il trattamento dell’obesità o in "cure dimagranti" .

Acute and chronic administration of clorazepate modifies the cell surface regulation of mu opioid receptors induced by buprenorphine in specific regions of the rat brain 2005 Aug 9;1052(2):222-31

ACIDO URSODESOSSICOLICO

E’ un acido biliare prodotto dal fegato e presente in piccole quantità nella
bile. Sopprime la sintesi e la secrezione di colesterolo da parte del fegato e inibisce l'assorbimento intestinale del colesterolo.
Viene indicato per la dissoluzione dei calcoli di colesterolo nella colecisti in
pazienti con funzionalità della colecisti conservata.
La posologia è di 8-12 mg/kg die in dose unica la sera o in 2-3 dosi
frazionate fino a 2 anni. Il trattamento va continuato per 3-4 mesi dopo il
dissolvimento dei calcoli.Viene anche utilizzato nella terapia della cirrosi
biliare primitiva e della colangite sclerosante.
I più comuni effetti collaterali sono nausea, vomito, diarrea, calcificazione dei
calcoli, prurito. Non vi sono studi clinici controllati e statistici che
abbiano valutato l'efficacia/sicurezza del suo impiego da solo o in
associazione con altre sostanze per il trattamento dell'obesità o in "cure
dimagranti".

Effects of combined treatment with pravastatin and ursodeoxycholic acid on hepatic cholesterol metabolism 2002 Jul;32(7):528-34

DEIDROCOLATO DI SODIO

L'acido deidrocolico (di cui il deidrocolato di sodio è il suo sale sodico) è
un acido biliare semi sintetico impiegato in clinica per le sue proprietà
"idrocoleretiche" e per la sua capacità di aumentare il volume e il contenuto
idrico della bile,senza alterare in maniera apprezzabile il contenuto
di acidi biliari.
Viene utilizzato nella stasi biliare per migliorare il drenaggio biliare
e per il trattamento della costipazione.
La posologia è di 250-500mg in tre somministrazioni die.
Non vi sono studi clinici controllati e statistici che abbiano valutato
l'efficacia e la sicurezza del suo impiego da solo o in associazione con
altre sostanze per il trattamento dell'obesità o in "cure dimagranti".

Triketocholanoic (dehydrocholic) acid. Hepatic metabolism and effect on bile flow and biliary lipid secretion in man 1973 Mar;52(3):715-24

ACIDO TRIIODOTIROACETICO

E' un metabolita della triiodotironina e viene somministrato per via orale al
fine di sopprimere la secrezione ipotalamica del TSH (ormone di stimolazione
tiroidea).
Per i suoi effetti sulla tiroide può provocate gravi anomalie dei test di
funzionalità tiroidea,diarrea,grave sindrome da affaticamento,letargia, grave
perdita di peso,insonnia,agitazione, sudorazione profusa.
All'acido triiodotiroacetico sarebbero anche attribuibili "attacchi di cuore" e
ictus.
Non vi sono studi clinici controllati e statistici che abbiano
valutato l'efficacia/sicurezza del suo impiego da solo o in associazione
con altre sostanze per il trattamento dell'obesità o in "cure dimagranti".

Thermogenic effect of triiodothyroacetic acid at low doses in rat adipose tissue without adverse side effects in the thyroid axis 2008 Apr;294(4):E688-97

ESTRATTO DI CENTELLA ASIATICA

La Centella o Hidrocotyle asiatica è una pianta originaria del Sud-Est
asiatico. Il suo nome deriva da ''gotu kola" che in cingalese vuol dire “pianta
della longevità". Tradizionalmente è utilizzata per le sue proprietà
cicatrizzanti.
Dalle foglie di centella asiatica si ottiene l'estratto secco nebulizzato e
titolato in derivati triterpenicì totali (60% in acido asiatico e 40% in
asiaticoside).
All'estratto di centella asiatica vengonoattribuite "proprietà benefiche "
individuate in un'azione vasoprotettiva, antiinfiammatoria, ansiolitica,
antidepressiva e trofico-cicatrizzante. Non sussistono studi specifici
sull' uomo atti a documentare con metodologia scientifica la validità del
dell'efficacia di tali proprietà.

Centella asiatica

Anxiolytic effects of standardized extract of Centella asiatica (ECa 233) after chronic immobilization stress in mice 2012 Sep 28;143(2):579-85

EFFETTI COLLATERALI

La documentazione scientifica connessa alla singola tipologia di principi attivi
utilizzati nelle preparazioni galeniche per il trattamento dell'obesità o come
terapia dimagrante non conduce a sostenere che tali sostanze siano da
ritenersi efficaci per il raggiungimento delle finalità strettamente collegate al
loro impiego .
La mancanza di prova della loro validità in termini di efficacia genera, in taluni
casi, effetti contrari tali da arrecare pregiudizio agli utilizzatori, anche in misura
crescente nell' ipotesi di associazione non razionale dei princìpi
attivi.
Nell'esaminare i singoli principi attivi si è già fatto cenno agli effetti che i
medesimi possono provocare sulla funzionalità di alcuni organi, ma si rende
necessario richiamare che la CTS (Commissione Tecnico Scientifica ) presso
l'AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), nel prendere visione delle sostanze
utilizzate nelle preparazioni magistrali prescritte per la cura delle obesità e
per le cure dimagranti, ha manifestato preoccupazioni per la salute pubblica.
Si tratta di princìpi attivi aventi contenuti reale o presunto effetto
anoressizzante ad azione centrale, e risultanti associati ad un'altra serie di
di principi attivi appartenenti a varie classi farmacologiche quali:

Ormoni Tiroidei: acido Triiodotiroacetico

Ipoglicemizzanti orali: metformina

Ansiolitici: Clorazepato

Gastroenterologici: Pancreatina

Nei preparati galenici, oltre alla presenza di principi attivi associati, risultano
anche fitoterapici .
L'assenza di studi condotti allo scopo di dimostrare l'efficacia e
la toIlerabilità di tali preparati ha comportato innumerevoli segnalazioni
agli organi competenti di eventi avversi gravi causati da tali combinazioni
di princìpi attivi.
Particolarmente temibili per gli effetti a carico del sistema cardiovascolare
sono le associazioni di anoressizzanti ad azione simpaticomimetica
con ormoni tiroidei in quanto questi ultimi sono in grado di sensibilizzare
il miocardio all'effetto delle catecolamine la cui liberazione è aumentata
ad opera degli anoressizzanti.
Tali effetti tossici sono ovviamente più facili a prodursi qualora al
trattamento venisse associato anche un diuretico, specialmente se non
risparmiatore di potassio.
Oltre a quelli noti e dovuti all'interazione di specifici principi attivi
con altricontenuti nella preparazione, molti degli eventi avversi gravi
sono spesso imprevedibili, specialmente nelle associazioni con
fitoterapici,proprio per la carenza di conoscenze scientifiche in merito
alle singole interazioni e soprattutto alla contemporanea presenza di così
numerosi principi attivi che, anche in assenza di specifiche interazioni
di tipo farmacodinamico, spesso possono presentare interazioni di tipo
farmanacocinetico.
Si rende quantomai necessario citare gli ormoni tiroidei,che, in terapie
croniche, sono in grado di ridurre, anche se marginalmente, il peso
corporeo, ma tale effetto si manifesta soprattutto a carico della massa
magra. Essi infatti attivano il catabolismo delle proteine, come
documentato dall' aumento dell’ escrezione urinaria di Azoto e non
abbattono la massa grassa che dovrebbe costituire il bersaglio della
terapia. La riduzione della massa magra è addirittura controindicata
nell'obeso in quanto massa metabolicamente attiva la cui riduzione
comporta una diminuzione del metabolismo basale con ulteriore difficoltà a perdere peso.
Nella corretta terapia dell'obesità, infatti, si utilizza l'esercizio fisico
proprio allo scopo di preservare tale massa. Va anche ricordato
che per ottenere una riduzione del peso bisogna ricorrere a dosaggi
di tireoattivi piuttosto elevati e tali da causare fenomeni tossici tipici
dell’ipertiroidismo.
Anche i diuretici sono in grado, soprattutto nella fase iniziale della
terapia, di ridurre il peso corporeo ma anche questo effetto non si
esplica a carico del tessuto adiposo ma è chiaramente dovuto ad una
maggiore eliminazione di acqua con conseguente grave disidratazione
del paziente.
Numerosi studi condotti verso la fine degli anni '90 hanno messo
in luce come le diverse terapie, sia dietetiche che comportamentali,
con o senza l' ausilio di un farmaco, non fossero in grado di
garantire, nella maggioranza dei casi,un calo ponderale e adeguato e
il mantenimento dei risultati raggiunti nel lungo periodo.
Se consideriamo, ad esempio, gli studi con un follow-up maggiore di
2.5anni, si nota che il recupero dì peso perduto variava dal 61% aIl'86% entro i tre anni e dal 75% al 111% a distanza di 5 anni.
E' stato osservato sia in campo sperimentale sia nella pratica clinica
che i farmaci anoressizzanti, in seguito a ripetute somministrazioni,
perdono, dopo un periodo di tempo variabile da farmaco a farmaco,
di regola entro le 6-8 settimane nell'uomo, la capacità di indurre anoressia.
Tale fenomeno, detto di tolleranza,è considerato
responsabile del mancato ulteriore decremento ponderale dopo le
prime settimane di trattamento. Inoltre è noto che
la tolleranza non si sviluppa in maniera uniforme nei riguardi di tutti gli
effetti di questi anoressizzanti, ma alcuni effetti tossici, come ad
esempio la stimolazione del sistema nervoso centrale, non solo non
sono soggetti a tolleranza ma addirittura vengono potenziati in seguito a
somministrazioni ripetute.
Ne consegue che l'uso prolungato di questi farmaci non solo non serve allo scopo, ma può diventare addirittura pericoloso.
A fronte di una completa assenza di prove di efficacia, per molte di queste
sostanze sono invece chiaramente documentali effetti avversi, in alcuni
casi anche gravi, che possono mettere seriamente a rischio la salute dei
pazienti. Questi rischi possono essere amplificati associando in maniera del
tutto irrazionale più principi attivi tra loro.
Per nessuna delle combinazioni di principi attivi utilizzate nelle preparazioni
galeniche esistono indicazioni specifiche, sostenute da evidenze
scientifiche, a supporto del loro impiego per il trattamento dell'obesità
o come "terapie dimagranti".
Il dietilpropione è un farmaco di "utilità non determinata" e la
"fenfluramìna" ( di cui il benfluorex è un derivato) sono tra i trattamenti
"probabilmente inutili o dannosi" per l'obesità.
Entrambe queste sostanze possono inoltre essere causa di gravi
effetti avversi a carico del sistema nervoso centrale e del sistema
cardiocircolatorio.

Adverse effect of 3,5,3 triiodothyroacetic acid in the treatment of obesity 2001 Jun;129(6):691-3

Ormoni tiroidei

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