Type 2 DM begins with insulin resistance, a condition in which cells fail to respond to insulin properly. As the disease progresses, a lack of insulin may also develop. This form was previously referred to as "non insulin-dependent diabetes mellitus" (NIDDM) or "adult-onset diabetes".
Mechanisms ob Blood Glucose raise
- Muscle- Dependent
- Brain/Nerves dependent
Large-scale association analyses identify new loci influencing glycemic traits and provide insight into the underlying biological pathways., 2012
- Through genome-wide association meta-analyses of up to 133,010 individuals of European ancestry without diabetes, including individuals newly genotyped using the Metabochip, we have increased the number of confirmed loci influencing glycemic traits to 53, of which 33 also increase type 2 diabetes risk (q < 0.05). Loci influencing fasting insulin concentration showed association with lipid levels and fat distribution, suggesting impact on insulin resistance. Gene-based analyses identified further biologically plausible loci, suggesting that additional loci beyond those reaching genome-wide significance are likely to represent real associations. This conclusion is supported by an excess of directionally consistent and nominally significant signals between discovery and follow-up studies. Functional analysis of these newly discovered loci will further improve our understanding of glycemic control.
Diet
Low Carbohydrate Diet 2007
Possible role of alpha-cell insulin resistance in exaggerated glucagon responses to arginine in type 2 diabetes. 2007
Tipo 2: ruolo predittivo antagonista recettore IL-1
Elevati livelli dell'antagonista del recettore dell'IL-1 (IL-1Ra), un inibitore naturale dell'IL-1 beta, precedono l'insorgenza del diabete di tipo 2. E' stato dimostrato che questo antagonista recettoriale migliora la funzionalità delle cellule beta ed il controllo glicemico nei pazienti con diabete di tipo 2, ma la correlazione fra i suoi livelli base e l'insorgenza del diabete non era stata ancora esplorata. Quanto rilevato lascia pensare che il fisico tenti di contrastare i disturbi proinfiammatori prima della comparsa della malattia stimolando i marcatori antiinfiammatori, ma in alcuni casi fallisca. Rimane da accertare se un'ulteriore stimolazione di questa risposta antiinfiammatoria possa aiutare a prevenire o ritardare la comparsa del diabete di tipo 2. (Diabetes Care 2009; 32: 421-3)
Tipo 2: stretto controllo glicemico non indicato?
Lo stretto controllo glicemico potrebbe non essere l'optimum nei pazienti con diabete di tipo 2. Alcune linee guida in merito fissano dei livelli glicemici target molto bassi per questi pazienti onde evitare o ritardare la comparsa di complicazioni, ma ciò carica il paziente di complessi programmi terapeutici, ipoglicemia, aumento di peso e costi a fronte di benefici al meglio incerti. Il medico dovrebbe invece dare la priorità al supporto di benessere e stile di vita sano, assistenza preventiva e riduzione dei fattori di rischio cardiovascolare in questi pazienti. Dato che il paziente diabetico è spesso portatore di comorbidità, il medico dovrebbe evitare strategie di controllo glicemico che superino la capacità del paziente di gestire la situazione a livello clinico, psicologico ed economico: obiettivi ambiziosi incentrati sulla malattia che richiedono programmi terapeutici altamente complessi e gravosi possono promuovere frustrazione, mancata aderenza e stress economico in alcuni pazienti. Dato che non è possibile distinguere in modo affidabile l'efficacia di diversi medicinali per il diabete nella riduzione delle complicazioni, la selezione del medicinale andrebbe effettuata sulla base del carico di somministrazione e degli effetti collaterali. (Ann Intern Med online 2009, pubblicato il 20/4)
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Endocrinologia
Diabete tipo 2: scala rischio genetico predice rischio
L'indice di rischio genetico (GRS), combinato con i fattori di rischio convenzionali come il BMI e l'anamnesi familiare di diabete, può aiutare ad identificare sottogruppi di popolazione con un rischio molto elevato di sviluppare diabete di tipo 2. Allo sviluppo di questa malattia contribuiscono fattori sia genetici che ambientali: diversi polimorfismi di singoli nucleotidi a livello di diversi geni sono stati associati al rischio di diabete, ed il GRS si basa su 10 di essi. Al momento attuale, comunque, il GRS non ha molto valore per lo screening del diabete, in quanto le informazioni che aggiunge ai fattori di rischio tradizionali sono molto limitate: ai fini del miglioramento della sua utilità clinica sarebbe necessaria una precisa mappatura genica per l'individuazione della variante causale. Aggiungere altri geni alla lista di quelli considerati, comunque, avrebbe un effetto molto lieve, in quanto nel GRS sono già stati inclusi quelli più significativi. Una via più proficua potrebbe essere quella dello studio dell'interazione fra geni diversi o fra geni e fattori ambientali: per esempio, valori di GSR più elevati sono legati infatti ad un rischio maggiore nei soggetti obesi. Si potrebbero anche ricercare varianti genetiche più rare: nonostante la loro rarità, infatti, il loro effetto combinato potrebbe essere sufficiente a giustificare i fattori di rischio presenti nella storia familiare attualmente non spiegati dalle varianti più comuni. (Ann Intern Med. 2009; 150: 541-50)
Diabete: aspirina riduce rischio
Sussiste un'associazione fra l'uso di aspirina e la diminuzione del rischio di sviluppare diabete di tipo 2. Gli studi analitici sull'uso di aspirina ed altri FANS ed il rischio di diabete nelle popolazioni umane libere sono stati finora limitati, ma è stato ora dimostrato che i soggetti che fanno uso di un qualche tipo di aspirina hanno un OR pari a 0,86 per lo sviluppo del diabete rispetto agli altri. Da questa correlazione comunque esulano tutti gli altri FANS. La diminuzione del rischio di diabete di tipo 2 può essere aggiunta alla lista dei benefici clinici dell'aspirina, anche se sono necessari ulteriori studi per investigare più a fondo questa associazione. (Am J Med 2009; 122: 374-9)
Proc Natl Acad Sci U S A. 2010 Jul 12. [Epub ahead of print]
Mammalian life-span determinant p66shcA mediates obesity-induced insulin resistance.
Ranieri SC, Fusco S, Panieri E, Labate V, Mele M, Tesori V, Ferrara AM, Maulucci G, De Spirito M, Martorana GE, Galeotti T, Pani G.
Institutes of General Pathology, Laboratory of Cell Signaling, Physics, and Biochemistry and Clinical Biochemistry, Università Cattolica Medical School, 00168 Rome, Italy.
Abstract
Obesity and metabolic syndrome result from excess calorie intake and genetic predisposition and are mechanistically linked to type II diabetes and accelerated body aging; abnormal nutrient and insulin signaling participate in this pathologic process, yet the underlying molecular mechanisms are incompletely understood. Mice lacking the p66 kDa isoform of the Shc adaptor molecule live longer and are leaner than wild-type animals, suggesting that this molecule may have a role in metabolic derangement and premature senescence by overnutrition. We found that p66 deficiency exerts a modest but significant protective effect on fat accumulation and premature death in lep(Ob/Ob) mice, an established genetic model of obesity and insulin resistance; strikingly, however, p66 inactivation improved glucose tolerance in these animals, without affecting (hyper)insulinaemia and independent of body weight. Protection from insulin resistance was cell autonomous, because isolated p66KO preadipocytes were relatively resistant to insulin desensitization by free fatty acids in vitro. Biochemical studies revealed that p66shc promotes the signal-inhibitory phosphorylation of the major insulin transducer IRS-1, by bridging IRS-1 and the mTOR effector p70S6 kinase, a molecule previously linked to obesity-induced insulin resistance. Importantly, IRS-1 was strongly up-regulated in the adipose tissue of p66KO lep(Ob/Ob) mice, confirming that effects of p66 on tissue responsiveness to insulin are largely mediated by this molecule. Taken together, these findings identify p66shc as a major mediator of insulin resistance by excess nutrients, and by extension, as a potential molecular target against the spreading epidemic of obesity and type II diabetes.
Oral Pharmacological Agents for Type 2 Diabetes at endotext.org
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22432110
Glycated Hemoglobin and Risk of Hypertension in the Atherosclerosis Risk in Communities Study. 2012
OBJECTIVEDiabetes and hypertension often co-occur and share risk factors. Hypertension is known to predict diabetes. However, hyperglycemia also may be independently associated with future development of hypertension. We investigated glycated hemoglobin (HbA) as a predictor of incident hypertension.RESEARCH DESIGN AND METHODSWe conducted a prospective analysis of 9,603 middle-aged participants in the Atherosclerosis Risk in Communities Study without hypertension at baseline. Using Cox proportional hazards models, we estimated the association between HbA at baseline and incident hypertension by two definitions 1) self-reported hypertension during a maximum of 18 years of follow-up and 2) measured blood pressure or hypertension medication use at clinic visits for a maximum of 9 years of follow-up.RESULTSWe observed 4,800 self-reported and 1,670 visit-based hypertension cases among those without diagnosed diabetes at baseline. Among those with diagnosed diabetes at baseline, we observed 377 self-reported and 119 visit-based hypertension cases. Higher baseline HbA was associated with an increased risk of hypertension in subjects with and without diabetes. Compared with nondiabetic adults with HbA <5.7%, HbA in the prediabetic range (5.7-6.4%) was independently associated with incident self-reported hypertension (hazard ratio 1.14 [95% CI 1.06-1.23]) and visit-detected hypertension (1.17 [1.03-1.33]).CONCLUSIONSWe observed that individuals with elevated HbA, even without a prior diabetes diagnosis, are at increased risk of hypertension. HbA is a known predictor of incident heart disease and stroke. Our results suggest that the association of HbA with cardiovascular risk may be partially mediated by the development of hypertension.
Algoritmo DMT2 AIFA
Algoritmo DMT2 SIMG
Diabete Italia, dal neopresidente Caputo le principali linee programmatiche
Ogni due minuti in Italia una persona riceve la diagnosi di diabete, ogni sette minuti una persona con diabete ha un attacco cardiaco e ogni 20 una persona muore per questa malattia. Quasi quattromila gli italiani affetti dalla patologia che colpisce indistintamente uomini e donne, adulti e bambini. Questi i numeri forniti dall'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), alla presentazione del nuovo algoritmo realizzato in collaborazione con la Società Italiana di Diabetologia (Sid) e l'Associazione Medici Diabetologi (Amd), per la gestione del diabete mellito di tipo 2 (T2dm). Si tratta di un innovativo sistema on line, disponibile ad accesso libero sul Portale Aifa nella sezione "Percorsi Decisionali sui Farmaci", in grado di definire il percorso logico ottimale per la definizione della terapia personalizzata per il trattamento di questa patologia. Evidenze dalla letteratura degli ultimi anni, riportate dalle principali Società Scientifiche internazionali, enfatizzano l'importanza di un approccio individualizzato al trattamento del diabete mellito di tipo 2, sia in termini di obiettivo glicemico che di opzioni terapeutiche, al fine di ridurre la mortalità e l'incidenza di complicanze. In considerazione della crescente disponibilità e varietà di farmaci ipoglicemizzanti, l'algoritmo Aifa si propone di fornire agli operatori sanitari e ai pazienti una "guida" all'approccio terapeutico individuale il più possibile aggiornata e di facile utilizzo. Il tutto nell'obiettivo di armonizzare le più recenti evidenze scientifiche con la necessaria appropriatezza prescrittiva e il rispetto della rimborsabilità sostenibile a carico del Servizio Sanitario Nazionale. L'algoritmo si divide in tre sezioni: la prima è dedicata ad individuare l'obiettivo glicemico attuale del paziente, la seconda e la terza ad orientare la scelta della terapia. «L'assistenza delle persone diabetiche - ha sottolineato in un messaggio il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin - rappresenta uno dei principali problemi di organizzazione dei sistemi di tutela della salute». Oggi, inoltre, c'è «una crescente disponibilità e varietà di farmaci. Condivido quindi - ha detto Lorenzin - non solo l'opportunità ma anche la necessità di fornire agli operatori sanitari e ai pazienti una guida all'approccio terapeutico individuale». Una guida che favorirà pure una maggiore appropriatezza delle prescrizioni. Il diabete si sta infatti confermando un'epidemia a livello mondiale e in Italia, ha affermato il presidente Sid Enzo Bonora, oltre un milione di persone non sa di esserne affetto. Ma i farmaci, tuttavia, non bastano: fondamentale è infatti «modificare e mantenere - ha rilevato Luca Pani, Direttore Generale Aifa - uno stile di vita salutare da parte del paziente. Migliorare le proprie abitudini alimentari, ricorrere periodicamente all'esercizio fisico e tenere sotto controllo il peso sono aspetti da adottare e incoraggiare anche nel prosieguo della malattia. La terapia farmacologica va quindi intrapresa o modificata prontamente - ha concluso - nel caso in cui queste misure si rivelino insufficienti a raggiungere o mantenere l'obiettivo glicemico individuato».